La sua storia ricalca in parte quella del protagonista del film Billy Elliot. Anche Duccio Tariello si è innamorato della danza da bambino ma, contrariamente al protagonista cinematografico, ha sempre avuto l’appoggio della sua famiglia che vive a Ponte a Niccheri, alle porte di Grassina: il babbo Domenico, la mamma Maria Chiara, la sorella Matilde e la nonna Marta. Ora, a soli 23 anni, è stato promosso demi-solist del Balletto di stato al Teatro dell’Opera di Vienna. Un traguardo a cui pochi arrivano alla sua giovane età.
Duccio, com’è nata la sua passione per il ballo?
“Fina da piccolino, a 3/4 anni appena sentivo la musica mi mettevo a ballare… Sì, insomma a saltellare come fanno i bambini. La musica mi piaceva, ascoltavo quella che metteva mia sorella, tre anni più grande, o che proveniva dalla radio. Così i miei genitori mi chiesero se volevo andare a scuola di danza dato che ce n’era una vicina. Io ho subito accettato”.
Quando ha iniziato?
“Avevo quattro anni e mezzo quando sono entrato alla scuola di danza di Maria Grazia Nicosia alla Casa del popolo di Grassina. Si trattava di gioco-danza, fatta apposta per i bambini”.
Si sentì subito a suo agio?
“Sì, perché mi piaceva allenarmi. Mi colpì il fatto che c’erano solo femmine. Ero l’unico maschio e ogni tanto chiedevo quando sarebbero arrivati altri bambini, ma non era un problema. Mi è sempre piaciuto avere amiche femmine”.
E’ stato mai preso in giro, come nel film Billy Elliot, per un’attività ritenuta soprattutto da bambine?
Alle elementari no, mai. Qualche volta durante i due anni di medie alla Redi, ma niente di tragico”.
Quanto si allenava?
“Tutti i giorni con l’insegnante dei più piccoli: Silvia Andretta. Con lei sono stato cinque anni e sono salito di livello. Ma l’ho sempre considerato uno svago, ballavo per divertimento, per fare i saggi di fine corso. Non pensavo alla danza come professione.
Quando la svolta?
“Ogni estate frequentavo corsi di danza per migliorare e non perdere l’allenamento. Un anno a Forlì, avevo 13 anni, il direttore dell’Accademia di danza di Zurigo mi vide e mi offrì una borsa di studio per andare a studiare danza in Svizzera”.
E a 13 anni lei accettò senza timori?
“Tutta la famiglia mi accompagnò a Zurigo. Io ero spaventato ma capii che se volevo fare il ballerino quella era l’opportunità. Mi si presentava un treno che bisognava prendere. L’allontanamento dalla famiglia è stato duro. Soprattutto sapere di non avere un appoggio vicino”.
Come fu il primo impatto con l’Accademia?
“Mi portarono a vedere una lezione di danza. Ovviamente parlavano tutti in tedesco, una lingua allora a me sconosciuta. Gli allievi erano tutti in divisa, proprio come accade nel film Billy Elliot: Sul momento pensai di non essere all’altezza, tuttavia in me c’era una forza che mi spinse a provare”.
E con la scuola?
“Ho terminato la terza media alla scuola italo-svizzera, poi mi sono iscritto al primo anno del liceo linguistico. Ma il direttore dell’Accademia mi spiegò che era necessario mi concentrassi sulla danza. Dovevo dedicare il cento per cento delle mie energie a ballare. Per recuperare la scuola avrei avuto tempo in seguito”.
Da Zurigo ha spiccato il volo…
“Sono stato cinque anni all’Accademia di Zurigo. A 18 anni ho fatto varie audizioni. Mi hanno preso a Dortmund in una junior company, una compagnia di giovani a fianco di una di adulti. Lavorare in un copro di ballo è diverso da studiare, è stato ottimo per la transizione tra scuola e lavoro. Si facevano spettacoli, ho avuto il primo vero impatto col pubblico. Vi sono rimasto per due anni. Nel 2020, dopo un’audizione al Teatro dell’Opera di Vienna mi hanno preso nel corpo di ballo. Qualche settimana fa, alla terza stagione, ho avuto la promozione a demi solista”.
Prossimo obiettivo? Il ruolo di solista?
“Ora l’obiettivo è ballare il più possibile, fare il maggior numero di esperienze”.
Il suo balletto preferito?
“Il Lago dei cigni nella versione di Nureeev, molto tecnica. E la musica di Tchaikowsky è impressionante, arriva molto…”.
Che musica ascolta?
“Ascolto di tutto a parte l’heavy metal. Mi piacciono in particolare i cantautori italiani anche perché sono un collegamento col mio Paese… In particolare Lucio Battisti”.
Oltre alla danza pratica altri sport?
“Da bambino ho fatto tennis, mi piaceva stare in porta quando si giocava a calcio con gli amici. Mi piace andare in bicicletta e seguire il basket. Vorrei fare pugilato, ma è troppo rischioso per la mia attività di ballerino”.
Piatto preferito quando torna a casa in Italia?
“Le lasagne che mi prepara sempre nonna. E il lampredotto”.
E’ riuscito a recuperare la scuola?
“Proprio quest’anno ho preso la maturità linguistica qui in Italia da privatista. E’ stato impegnativo ma avere un diploma era un punto di impegno, importante anche per un lavoro futuro, la carriera di ballerino finisce presto. In me c’era qualcosa di irrisolto in questi anni”.
E’ fidanzato?
“Sì, con Sveva una ragazza italiana , anche lei ballerina nella mia compagnia a Vienna”.
Il sogno nel cassetto?
“Sono scaramantico… lo tengo nel cassetto”.
Meraviglioso!