Premessa: questo non è un articolo di commento su vicende ripolesi, ma di politica nazionale. Ci sono momenti in cui anche una testata locale ha il diritto (e forse anche il dovere) di stimolare una riflessione fra i propri lettori che oltrepassi i confini del proprio giardino.
Il “neopremier di fatto” Matteo Salvini ha un pregio incontestabile: la corenza a corto raggio. Nel senso che sta facendo in modo deciso, quasi prepotente, ciò che aveva annunciato in campagna elettorale (lasciamo perdere ciò che diceva ai tempi di “Roma ladrona”). Questo toglie ai suoi tanti recenti sostenitori-elettori e ai suoi alleati (quelli di prima e quelli attuali) qualsiasi alibi. Nessuno potrà dire non sapevo… non credevo… Salvini è Salvini, sotto la felpa niente. Un politicante di infima categoria; senza alcun senso dello Stato; abile nel proporre slogan che inseguono i più biechi gorgoglii nelle viscere della gente, magari da aggiornare secondo la bisogna. L’ultimo sottotitolo della Padania (il defunto quotidiano della Lega) recitava “Prima il Nord!”. Oggi fa più comodo dire “Prima gli italiani!”. Domani chissà?
Già durante le trattative per la formazione del governo aveva fatto capire che sarebbe stato lui a menare la danza. Infatti il buon professor Conte, in stile prettamente grillino, fa al massimo il portavoce (ma sarebbe più corretto dire il “portasilenzio”). Salvini chiude i porti (anche se la competenza sarebbe del pappagallino Toninelli, presunto ministro delle infrastrutture). Salvini litiga con Malta, Tunisia, Francia e fa comunella col nazionalista Orban (anche se sarebbe compito dell’impalpabile ministro degli esteri Enzo Moavero Milanesi). Salvini si scaglia contro l’obbligo di vaccinazioni per essere ammessi a scuola (rubando la scena alla ministra della salute Giulia Grillo e occupando lo spazio dell’inesistente ministro dell’Istruzione Marco Bussetti). Un accentratore seriale che interviene (soprattutto a chiacchiere) su tutto pur non essendo competente su nulla. Appena ieri, era in zona per la sua campagna elettorale permanente, ha sparato un paio di stronzate colossali: la Toscana sarebbe la regione peggio amministrata d’Italia e i lavori della tramvia avrebbero sventrato Firenze. “A pensarci mi piange il cuore”, ha detto. E allora non pensi, che forse è un’attività eccessivamente impegnativa per lui.
Poi c’è il Salvini di lotta e di governo. Un giorno sì e l’altro pure ci racconta cosa si dovrebbe fare per mettere a posto le cose in Italia. Dimenticandosi che ora tocca a lui (e ai suoi alleati). E il Salvini manganellatore (in senso metaforico, ovviamente), che vuole rivedere la scorta a chi gli sta sulle palle. Messaggio di minaccia mafiosa neanche troppo velato. Dopo Saviano a chi toccherà?
Però Salvini è questo. Paladino di chi oggi ripete a pappagallo “prima gli italiani”, ma solo qualche anno fa additava al ludibrio nazionale i terroni puzzolenti e anche un po’ ladri che arrivavano dal Sud. Esattamente come negli Usa definivano gli immigrati italiani nel dopoguerra. Salvini cuor di leone che lascia a galleggiare per giorni una nave carica di migranti “in crociera” per i quali sarebbe “finita la pacchia”. Bravo, bene, bis. Se a bordo dell’Aquarius ci fosse stato un carico di gattini abbandonati alla mercè del mare, anziché di negri in fuga da un destino crudele, in Italia sarebbe scoppiata la rivoluzione.
Ed ecco che allora riprende vigore un altro slogan tanto usato quanto vuoto: aiutiamoli a casa loro. Riempie la bocca e tacita la coscienza, tuttavia la maggior parte di chi la pronuncia non ha la minima idea di cosa comporti realmente. Cari terzomondisti d’accatto, aiutare le popolazioni a casa loro non significa paracaduratagli qualche pacco alimentare della Caritas. Vuol dire esportare sviluppo economico, istruzione, diritti, legalità. Processi lunghi e complicati ma soprattutto che mettono in condizione un paese di competere con gli altri, Italia compresa. Poi però si amplia la possibilità della Tunisia di esportare il proprio olio da noi e i terzomondisti d’accatto gridano allo scandalo e all’invasione straniera. Ma come pretendere che Salvini spieghi tutto questo, se probabilmente non è chiaro neanche a lui?
Però il capo della Lega è così. E’ stato votato proprio perché è così. Gli è stato dato il potere perché è così. La gente va in piazza ad osannarlo perché è così. E allora grazie Salvini per aver scoperto le carte agli elettori-anime belle e agli alleati (di oggi e di ieri) imbarazzati dall’imbarazzante “Cazzaro Verde”, come lo chiama il collega Travaglio che, per chi non lo sapesse, non scrive sul Corriere o Repubblica ma sul Fatto Quotidiano.
Hip, hip urrà per Salvini. Se lo merita.