Il giovane aggredito verbalmente e con il lancio di una bottiglia perché gay, mentre passeggiava vicino all’Acli di Grassina (vedi articolo), stamani ha presentato denuncia ai carabinieri della stazione di Grassina. La vicenda ha richiamato una grande attenzione anche oltre i confini di Bagno a Ripoli.
“L’aggressione omofoba a Grassina fa male e fa riflettere: la prevenzione è fondamentale, al pari di un intervento immediato sulle conseguenze, per tutelare la salute psicologica di chi subisce questi atti”. È l’analisi di Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana.
“I traumi da aggressione – prosegue Gulino – e ancora di più quelli generati da pregiudizi verso le varianti di genere e orientamento sono sempre eventi particolarmente dolorosi, che producono effetti anche gravi sulla crescita e sul benessere della persona aggredita, così come nei confronti della sua famiglia. In casi come questo le conseguenze sono ancora più marcate perché viene aggredita la libertà di essere, un presidio che nessuno dovrebbe mai mettere in discussione. I rischi che ne derivano coprono uno spettro allarmante, che va dal senso di abbandono e di solitudine alla riduzione dell’autostima, fino all’omofobia interiorizzata”.
Conseguenze che rischiano di alimentare ulteriormente il fenomeno, intimamente connesso, dell’ “under-reporting”. “Una fattispecie sempre più dilagante nella comunità Lgbtqia+ – continua Gulino -, che consiste nel tacere delle offese e delle discriminazioni subite per timore e che, ovviamente, non ci consente di stilare stime davvero accurate rispetto alla portata di questi atteggiamenti”.
Gulino ricorda inoltre che l’omofobia del caso di specie, così come ogni altro comportamento discriminatorio fondato sul genere e sull’orientamento, sedimenta in virtù di un vuoto culturale: “Queste aggressioni – conclude – sono il frutto di un individualismo esasperato e di una carenza di solidarietà. I ragazzi devono essere sensibilizzati al rispetto di tutti: un compito che spetta alle famiglie, alle scuole, ai centri sportivi, ad ogni realtà sociale con cui i giovani dialogano quotidianamente. Prevenire è vitale, tanto quanto assistere adeguatamente queste persone quando la prevenzione non funziona”.