Quando apre una nuova attività a Bagno a Ripoli, oppure in occasioni di riconoscimenti personali, come agli studenti più meritevoli, il Comune consegna una pergamena ricordo sulla quale compaiono quattro immagini rappresentative del territorio. Non è dato sapere quando esattamente e da chi fu fatta la scelta. Eppure, forse pochi se ne saranno resi conto, la pergamena taglia fuori Grassina, la frazione più popolosa del comune.
Vediamo le quattro immagini riprodotte. In basso a sinistra c’è la pieve dell’Antella, il riferimento alla frazione è palese. In basso a destra è riprodotta la sala del refettorio dell’antico Spedale del Bigallo, che si può considerare legato a Bagno a Ripoli capoluogo, anche se si trova vicino alla località La Fonte. In alto a sinistra c’è un particolare della pala dipinta da Francesco Granacci conservata nella pieve di San Donnino a Villamagna e anche in questo caso il collegamento geografico alla frazione di Villamagna è incontestabile. Infine, in alto a destra c’è un particolare degli affreschi che decorano l’Oratorio di Santa Caterina delle Ruote in via del Carota, che si può legittimamente collegare alla frazione di Ponte a Ema (e comunque cade sotto la giurisdizione della parrocchia dell’Antella).
E Grassina? Assente ingiustificata. Accortisi della mancanza, in Comune si sta pensando di correre ai ripari individuando un simbolo della frazione finora esclusa. Si potrebbe puntare sul monumento alla lavandaia di piazza Umberto I, ma, volendo qualcosa più legato alla storia dell’arte che alla contemporaneità, c’è chi suggerisce il Ninfeo della Fata Morgana in Fattucchia. Ora il dilemma è se sostituire uno dei simboli attuali con il nuovo (ma quale dovrebbe abdicare?) o modificare la grafica della pergamena per accogliere una quinta immagine. Certo, non sono questi i problemi reali dei cittadini, ma in ballo ci sono i delicati equilibri geocampanilistici che nel nostro comune non vanno mai trascurati.