A Grassina, alle porte dell’odierno parco urbano, due pietre di inciampo da oggi manterranno fissa la memoria di Guido Passigli e di sua moglie Virginia Coen Passigli. Sono statecollocate stamani in via San Michele a Tegolaia, di fronte alla casa che fu dei due coniugi, concittadini di famiglia ebrea vittime della follia nazi-fascista, assassinati nel 1943 nel campo di sterminio di Auschwitz. L’iniziativa nasce per volontà della famiglia Passigli in collaborazione con l’Amministrazione comunale.
Alla cerimonia di apposizione, accanto a Guidobaldo Passigli, nipote di Guido e Virginia, e ai suoi familiari, erano presenti il sindaco Francesco Casini, la giunta comunale, il presidente del Consiglio comunale Francesco Conti, i rappresentanti della comunità ebraica fiorentina e delle associazioni del territorio impegnate a tramandare la Memoria dell’Olocausto Aned – Associazione Nazionale Ex-Deportati nei campi nazisti, Anpi – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Per Non Dimenticare – Do Not Forget Odv Onlus e dell’Istituto Scolastico Gobetti Volta di Bagno a Ripoli.
“I nostri nonni Guido Passigli e Virginia Coen Passigli avevano rispettivamente 68 e 64 anni quando furono deportati ad Auschwitz – ricordano i nipoti -. L’11 ottobre lasciarono la casa di Grassina alla volta di Roma, pensando forse di essere più sicuri. E invece, proprio a Roma, nella casa di Mario, fratello di Guido, furono arrestati dai tedeschi. Ora siamo qui a ricordali perché non li abbiamo dimenticati e non li dimenticheremo mai. Che il loro ricordo sia di benedizione per tutti”.
“La nostra comunità si sente onorata di poter accogliere queste pietre di inciampo dedicate a Guido e Virginia Passigli, vittime innocenti dell’orrore nazi-fascista. Trovano casa – dichiara il sindaco Francesco Casini – di fronte a quella che fu la loro felice abitazione, dove ancora oggi vivono i loro discendenti, vicino alla pista ciclabile dedicata al Giusto tra le Nazioni Gino Bartali nel parco urbano di Grassina, uno dei luoghi più vissuti dalla cittadinanza, frequentato dai giovani. È a loro che come genitori ed istituzioni dobbiamo trasmettere la conoscenza delle pagine più tristi della storia recente, per evitare che accadano di nuovo. La memoria non è un rito, una gestualità che a forza di ripetersi perde di significato. Ma una pratica costante, quotidiana, che richiede coraggio e altruismo. Come quando aiutiamo un compagno in difficoltà o non ci voltiamo davanti a un’ingiustizia, piccola o grande. Queste pietre di inciampo ci aiuteranno a ricordarlo e a guidarci, per questo alla famiglia Passigli va il nostro più sincero e profondo ringraziamento”.
La tragica storia dei due coniugi che persero la vita nel lager è stata resa pubblica dal nipote Guidobaldo Passigli nel libro “La comitiva”, incentrato sul commovente messaggio di addio scritto dai Passigli dopo il loro arresto, avvenuto il mattino del 16 ottobre del ’43 a Roma, dove si trovavano casualmente, ospiti di familiari. Da lì a poche ore i due coniugi sarebbe stati condotti, a bordo di un convoglio, ad Auschwitz, senza più fare ritorno.
La storia dei coniugi Passigli
Guido Passigli, cittadino fiorentino nato a Livorno nel 1875, è titolare di un’attività commerciale di rappresentanza nel settore dei tessuti fino al 1938, anno delle leggi razziali. Nell’estate del 1941 acquista una casa e un podere a Grassina, in via San Michele a Tegolaia. Sua moglie Virginia (anch’essa nata a Livorno, nel 1879) ne è entusiasta tanto da definirlo il “paradiso terrestre”. Donna energica, Virginia partecipa attivamente alle iniziative di solidarietà promosse da associazioni ebraiche, collaborando con la delegazione per l’assistenza agli ebrei migranti.
Il 16 ottobre 1943, poco più di un mese dopo l’8 settembre e l’occupazione del Paese, a Roma scatta il primo tragico rastrellamento a sorpresa. Una retata terribile che in poche ore porta all’arresto di 1.259 persone. Tra queste ci sono anche Guido Passigli e Virginia Coen Passigli. I coniugi, provati dalla recente morte del figlio Raffaello, detto Lellino (padre di Guidobaldo Passigli), morto di malattia a 38 anni, per provare a sollevarsi un poco dal dolore, avevano deciso di recarsi a Roma, ospitati dal fratello di Guido.
Solo 4 giorni dopo il loro arrivo, alla loro porta in via Mecenate 79 si presentano i tedeschi. Tutta la famiglia viene arrestata e portata nel luogo di detenzione del Collegio militare. Qui i due coniugi, quando probabilmente hanno già capito quale terribile destino li attende, hanno modo di scrivere un messaggio di commiato con le ultime volontà, ma soprattutto un commovente addio ai loro cari prima della partenza per Auschwitz. La lettera viene affidata a qualche mano pietosa che la consegna alla famiglia, ed è stata recentemente pubblicata dal nipote Guidobaldo nel libro “La comitiva”.
Il 18 ottobre, oltre mille ebrei tra cui Guido e Virginia, vengono trasportati alla stazione Tiburtina e caricati su 18 vagoni merci sigillati, alla volta di una “destinazione ignota”. Il treno arriva al capolinea di Auschwitz-Birkenau dopo 5 giorni. All’arrivo nel campo, la terribile Selektion. Guido e Virginia vengono subito avviati alla camera a gas. Dei loro compagni di viaggio, solo in 16 faranno ritorno a casa.
Da oggi, le due pietre di inciampo collocate di fronte alla loro abitazione di Grassina manterranno viva per sempre la memoria di Guido e Virginia Passigli.