C’è un condominio a Grassina, in via Alvaro Galganotti, al civico 7, praticamente “assediato” da un pregiudicato. La persona in questione dorme, mangia, fa i suoi bisogni, in un locale tecnico dell’edificio minacciando chiunque gli chieda di andarsene. Trascorre le giornate girando per Grassina.
La situazione è paradossale. L’uomo, pregiudicato per vari reati, è un sorvegliato speciale al quale il Tribunale di Siena ha imposto l’obbligo di dimora nel Comune di Bagno a Ripoli. Al Tribunale ha comunicato che il suo domicilio è in via Galganotti numero 7. Fino a circa un mese fa, abitava in una stanza datagli in subaffitto abusivamente da uno degli inquilini. Quando il proprietario dell’appartamento lo ha scoperto, ha cacciato entrambi e cambiato la serratura alla porta.
Da quel momento il pregiudicato si è stabilito in un piccolo locale in fondo ad un corridoio al piano terreno, quasi un loculo, e dorme accucciato per terra su un sacco a pelo sistemato tra i serbatoi dell’autoclave. La griglia di raccolta dell’acqua piovana del corridoio è il suo wc.
I carabinieri della stazione di Grassina conoscono la vicenda e hanno fatto quanto era nelle loro possibilità. Sono intervenuti per calmare le intemperanze del soggetto, che in più occasioni ha aggredito verbalmente, e non solo, gli abitanti del condominio, ma non possono allontanarlo da Bagno a Ripoli fino a quando lui non trova una diversa sistemazione e la comunica al Tribunale di Siena.
Alcuni condomini si sono rivolti anche all’Amministrazione comunale chiedendo un aiuto: “Tutti i condomini, oltre che esasperati, sono molto impauriti e preoccupati dal comportamento di questa persona – scrivo in una lettera al sindaco Casini -: spesso è in stato di ubriachezza, ha un temperamento molto violento e lancia minacce e improperi a chi prova ad allontanarlo. Oramai chi rincasa di notte ha paura di trovarselo davanti in stato di alterazione e di subire un’aggressione”.
“Siamo esasperati – dicono gli inquilini – Il rischio è che la situazione possa degenerare e qualcuno provi a farsi giustizia da solo. Si è pensato di chiudere a chiave il locale tecnico, ma subito è arrivata la minaccia da parte dell’interessato: possiedo ancora le chiavi del portone esterno, ci ha risposto, mi sistemerò a dormire nell’atrio delle scale”.