Il vinaio di fronte al capolinea dell’Ataf; l’ottico sotto i portici accanto alla gioielleria; il parrucchiere Sandro in via Romanelli; la storica macelleria Paoletti in via Peruzzi. E, tra poco, la cinquina sarà completata dalla chiusura del piccolo emporio in piazza Peruzzi, in fase di saldi di fine attività.
Cinque negozi che animavano il centro dell’Antella e che hanno tirato giù il bandone in un arco ristretto di tempo. E, almeno a breve, non si ipotizzano subentri. A mitigare questa “epidemia” di chiusure non bastano le recenti aperture del negozio di pizza al taglio e la yougurteria: il saldo resta negativo.
Una moria che deve preoccupare, anche le istituzioni, perché la rete commerciale, così come le altre attività che favoriscono la socializzazione, sono lo scheletro che sorregge la qualità della vita, soprattutto in un piccolo paese. La situazione, non ancora drammatica ma da campanello d’allarme, è venuta a determinarsi nonostante la vivace attività del Comitato Vivere all’Antella. Questo è un ulteriore elemento di preoccupazione. Le molte iniziative di successo messe in campo hanno certamente aiutato l’economia della frazione, ma è evidente che occorre qualcosa di più.
Cosa manca all’Antella per essere un “mercato” appetibile per nuove attività? Coraggio da parte degli aspiranti imprenditori? Maggiore sostegno dal Comune? Spirito di innovazione? Più gioco di squadra fra chi già oggi gestisce un’attività? Capacità di attrarre nuova clientela in un luogo che non è di automatico passaggio? Potrebbero essere temi da dibattere, a caccia non di recriminazioni ma di proposte e soluzioni. Su QuiAntella sono pronto ad ospitare interventi e contribuiti.
Il rischio dell’immobilismo è di vedere nascere un comitato… Chiudere all’Antella.