Giovani Attila in azione all’Antella. Dove passava il capo unno non cresceva più l’erba, dove transitano ragazzotti un forse po’ fatti (fumo, birra o altro non fa molta differenza) sono i fiori a pagare pegno. Ieri notte, anzi sarebbe più corretto dire stamattina all’alba, i fuoriusciti dalla nottata trascorsa al Pavoreal hanno “impreziosito” la loro performance sradicando le piante da una delle grandi panchine-aiuola di piazza Peruzzi e dalle fioriere che decorano alcuni negozi e le spallette del ponticino. I teppistelli hanno inoltre inondato di piscio (inutile usare termini meno crudi per descrivere le scorribande urinarie) e bottiglie abbandonate, le zone circostanti la discoteca, in particolare il corridoio davanti alla farmacia e al negozio di ottica. Niente di nuovo sotto il sole, anzi sotto la luna, dirà qualcuno. Vero. I problemi al paese creati da chi esce dal Crc dopo il Pavoreal non sono né recenti, né originali (anche se qualcuno li ingigantisce a sproposito). Un fenomeno a cui in parte era stato messo un argine intensificando la sorveglianza a base di steward, carabinieri (in attività e in pensione), protezione civile. Purtroppo questa sorveglianza si mostra in tutto il suo spiegamento di forze fin verso le due di notte, poi molla gli ormeggi. Ed è da quel momento che i teppistelli del venerdì sera escono dal guscio come lumache dopo la pioggia.
Accusare, come è accaduto spesso in passato, gli organizzatori della discoteca, per ciò che combinano i frequentatori del Pavoreal, non ha senso. Tuttavia i disagi della comunità di Antella non possono essere ignorati. Qualche settimana fa il sindaco Casini annunciò l’aumento delle telecamere di sorveglianza. Una di queste è prevista proprio in piazza Peruzzi, per monitorare la zona nella quale sciamano i giovani Attila 2.0. Sarebbe opportuno dare un colpo di acceleratore a questa installazione. Un secondo provvedimento potrebbe essere il prolungamento dell’orario di sorveglianza, magari da parte del nucleo dei carabinieri in pensione. Accanto alla prevenzione, deve però scattare anche un pizzico di repressione. Qualsiasi danno, anche l’orinare sui portoni, deve essere punito con una sanzione pecuniaria e con l’obbligo di ripulire o risistemare minuziosamente ciò che si è buttato all’aria, danneggiato o sporcato. Magari coinvolgendo i genitori dei ragazzi colti sul fatto, probabilmente i più colpevoli della scarsa educazione civica dei propri figli.