Ho un ricordo personale e, per me prezioso, del Presidente Giorgio Napolitano. La mia prima intervista ad un personaggio politico di rilievo.
Primavera del 1976, non avevo ancora compiuto 21 anni, mi stavo affacciando al mestiere di giornalista. Era in corso la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento. A quei tempi i rappresentanti dei partiti riuscivano ancora a raccogliere le folle. A Firenze il Pci aveva organizzato un comizio di Giorgio Napolitano, leader dei miglioristi, in piazza della Signoria e io, giovane cronista di Radiolibera Firenze (la prima emittente privata della città, una delle prime in Italia), decisi di tentare un’intervista.
Dovete sapere che in quel periodo il Pci non riconosceva legittimità alle radio private. La sentenza della Corte Costituzionale che decretò l’abolizione del monopolio della Rai, sdoganandole, sarebbe arrivata solo a fine luglio di quell’anno. Qualche settimana prima di Napolitano, era passato da Firenze un altro leader comunista, Alessandro Natta, per una manifestazione politica al Palazzo dei Congressi. Informato che ero un giornalista di una radio privata, aveva tirato di lungo senza neanche rivolgermi la parola. Un atteggiamento ottuso e anche maleducato.
Salii sul palco in piazza della Signoria, facendomi largo tra i militanti del servizio d’ordine, e mi presentai a Napolitano pronto a contestare un suo eventuale rifiuto. Non ce ne fu bisogno. Rispose con pazienza a tutte le mie domande sulla politica estera, sui contatti con i socialisti francesi di Mitterrand, sui miglioristi, sui rapporti con la Dc e il Psi del segretario De Martino e dell’emergente Bettino Craxi. Al termine dell’intervista (la cui registrazione conservo ancora come un prezioso cimelio) mi salutò cordialmente.
Tornai raggiante, come un bambino che ha avuto il balocco dei sogni, nella redazione dalla quale ero uscito circondato dallo scetticismo dei colleghi.
Incontrai il Presidente Napolitano altre volte negli anni successivi e mai si sottrasse alle mie domande. Un signore della politica come pochi. Garbato, preparato, disponibile.
Addio Presidente, e ancora grazie dell’intervista.