I famigliari di Gino Bartali e in particolare la nipote Lisa Bartali, scendono in campo per difendere la memoria del grande campione dopo che lo storico Marco Pivato, in un suo libro a breve in uscita, presentato ieri dal Corriere della Sera, afferma che non vi è alcuna prova che abbia salvato centinaia di ebrei.
“Come familiari e custodi delle memorie, dell’immagine e del buon nome di Gino Bartali – scrive Lisa Bartali in una nota -, siamo tenuti a precisare qual è la nostra posizione in ordine alle sortite che di fatto gettano ombra sulla sua figura cristallina e sul suo impegno umanitario, l’ultima delle quali è apparsa sul Corriere della Sera in data 9 gennaio 2021. Prendiamo totalmente le distanze da iniziative che intendono dare una rappresentazione distorta delle vicende che hanno visto Gino Bartali tra i protagonisti dell’impegno umanitario e solidale nei confronti dei perseguitati dal nazifascismo”.
“Ricordiamo – prosegue la nota – che, aldilà dei suoi grandi meriti sportivi, Gino ha ricevuto molte onorificenze tra cui, significative, il riconoscimento di Giusto tra le Nazioni dallo Yad Vashem nel 2013, la medaglia d’oro al Valor Civile ricevuta postuma nel 2006 da parte del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, e la cittadinanza onoraria dello Stato di Israele nel 2018″.
“Noi familiari – conclude Lisa Bartali – resteremo vigili e fermamente motivati a tutelare la memoria e l’integrità morale di questo grande italiano che si chiama Gino Bartali. Nel Giorno della Memoria, il 27 Gennaio, ricorderemo la figura del nostro familiare che mise a rischio la propria vita per salvare centinaia di vite umane. Un esempio da seguire e non da offuscare”.