L’autoritratto di Tintoretto, arrivato all’Oratorio di S. Caterina dagli Uffizi, è tutto autentico o una parte del dipinto è opera di un abile falsario? La seconda pare l’ipotesi più probabile, secondo il direttore della Galleria degli Uffzi Eike Schmidt che stamani, col sindaco Francesco Casini, ha partecipato alla presentazione dell’opera d’arte. L’evento si inserisce nella mostra “Con dolce forza. Donne nell’universo musicale del Cinque e Seicento”, organizzata dalle Gallerie degli Uffizi insieme al Comune di Bagno a Ripoli, in programma fino a domenica 13 maggio all’Oratorio di Santa Caterina a Ponte a Ema (aperta tutti i giorni tranne il lunedì dalle 10 alle 18.30).
L’autoristratto di Jacopo Robusti, detto il Tintoretto (Venezia 1518-1594), è stato posizionato accanto all’autoristratto di sua figlia Marietta, detta la Tintoretta. Il padre si riunisce alla figlia prediletta, l’adorata primogenita che ne seguì fedelmente le orme nell’amore per l’arte e per la pittura e nella passione per la musica. La mostra è curata dalla storica dell’arte Laura Donati, mentre la spiegazione del quadro è stata affidata all’esperta del periodo Fausta Navarro. Ed è proprio lei che ha svelato come l’immagine del pittore, con l’espressione intensa e sofferente forse dipinta proprio dopo la morte della figlia, è raffigurata nel rettangolo centrale della tela che appare inserito in una composizione più ampia. L’ingrandimento comprende parte del busto e la mano destra che regge un libro e potrebbe essere stata aggiunta successivamente.
“Credo sia proprio così – ha chiosato il direttore Schmidt – Oggi, questa particolare illuminazione del dipinto, mi fa notare che la pennellata non è omogenea. Probabilmente l’aggiunta è opera di Pietro della Vecchia, un abilissimo falsario del Seicento”. Il “giallo” è servito.