Un sorriso più forte del tumore. La forza del gruppo che si contrappone a una sorte malvagia. La condivisione di un progetto come messaggio per gli altri ma che gratifica anche se stesse. Cinque donne operate di tumore alla mammella sono le protagoniste della mostra fotografica “VeggieSeno” (“Veggie”, come la frutta e le verdure che rappresentano i cardini di una alimentazione sana e salutare, e “Seno”, come quello che le protagoniste al centro dell’obbiettivo hanno dovuto curare) inaugurata stamani. Gli scatti, realizzati dalla giovane fotografa Vittoria Govoni, studentessa del Polimoda, sono esposti all’Oratorio di Santa Caterina, in via del Carota a Ponte a Ema, oggi fino alle 17 e domani, domenica 4 febbraio, dalle 10 alle 17 (ingresso libero).
Lorella, Stefania, Donata, Nicoletta, Martina, queste le “modelle”, fanno parte di un gruppo di una quindicina di pazienti del Dipartimento di oncologia dell’Ospedale Santa Maria Annunziata per la maggior parte provenienti dalla Breast Unit e seguite nella Struttura di psiconcologia diretta dalla dottoressa Lucia Caligiani, dove hanno svolto uno specifico percorso psicologico-riabilitativo. Le foto le ritraggono davanti ad una finestra (lo sfondo è la campagna di Fiesole) a seno nudo ma in parte coperto da frutti o ortaggi, che loro stesse hanno scelto per mascherare la propria intimità, e lasciare spazio ad un pizzico di civetteria e fascino tutte femminili.
“All’inizio alcune erano perplesse, altre contrarie a farsi fotografare così – speiga Vittoria Govoni – Poi hanno capito lo spirito dell’iniziativa e hanno aderito con convinzione. L’imbarazzo ha lasciato il campo alla disinvoltura. Sono tutte espressioni molto naturali”. “E’ vero, nessun sorriso artefatto, ci siamo sentite molto coinviolte. Lo abbiamo fatto per dare un segnale di speranza ma anche per noi stesse, perché insieme si supera meglio la paura del tumore e si trova anche l’occasione per riderci su”, ammette una delle “modelle”. Il gruppo di lavoro nei mesi scorsi ha portato alla stesura di un ricettario, scritto dalle stesse pazienti, dal titolo “Il peso delle emozioni”, il cui ricavato è stato devoluto all’attività del Dipartimento a sostegno di altre donne coinvolte dai progetti di supporto psicologico, circa trecento ogni anno.
“Cambia il mezzo ma l’obiettivo resta lo stesso – dice Elisabetta Surrenti, medico psicoterapeuta della struttura di Psiconcologia e ideatrice del progetto -: affrontare il tumore anche con leggerezza. L’attenzione ricorrente ad una dieta sana invece è centrale nella prevenzione del cancro e ancor di più per le donne operate alla mammella che stanno facendo terapie ormonali, a cui servono poca carne rossa e molte fibre, frutta e verdura, potenti antiossidanti. Nello stesso tempo ci siamo occupati di cosa comporti per loro portare sul corpo una cicatrice indelebile con cui confrontarsi. Un compagno scomodo all’inizio che poi ha assunto un significato nuovo, la cui presenza è stata così arricchita da far nascere nelle pazienti l’idea di fare qualcosa a cui prima non avrebbero mai osato pensare: mostrarsi di fronte a una fotocamera e ad un pubblico più ampio”.
“Il progetto – sottolinea la dottoressa Luisa Fioretto, direttrice del Dipartimento – risponde ad un criterio di fondo che il Dipartimento oncologico ha seguito fin dalla propria istituzione: coniugare “l’ High Tech” con “l’High Touch” , vale a dire fornire al paziente un servizio di alto contenuto tecnico-professionale ma mai disgiunto dalla forte attenzione al contatto umano”.
“Siamo davvero felici di ospitare questa mostra speciale all’Oratorio – dicono il sindaco Casini e la vicesindaca Belli -. È sempre più fondamentale prevedere una sanità a misura di cittadino nella quale oltre alle cure e alle prestazioni sanitarie si pone attenzione all’aspetto psicologico ed emotivo delle persone, attraverso strumenti creativi come la scrittura o la fotografia”.
All’inaugurazione della mostra, condotta da Ilaria Giovannelli dell’assessorato al welfare del Comune, erano presenti anche la direttrice della struttura di Psiconcologia dell’Osma Lucia Caligiani, e il dottor Barbieri della direzione sanitaria.