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“Con sgomento e rammarico constatiamo che l’amministrazione comunale di Bagno a Ripoli, ieri 10 febbraio, ha scelto di non celebrare in alcun modo la Giornata del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata”: a sottolineare la “dimenticanza” sono i consiglieri comunali di FdI, Michele Barbarossa, Serena Giannini e Fabio Venturi.
“Non un evento, non una parola, non una partecipazione spontanea alle numerose iniziative tenutesi anche nei territori adiacenti: nella sola Firenze vi sono state ben 3 iniziative pubbliche – prosegue la nota di FdI -. Il Comune di Bagno a Ripoli aveva il dovere istituzionale e morale di celebrare e ricordare questa ‘giornata’ con le adeguate iniziative di commemorazione e di sensibilizzazione della cittadinanza, come previsto dalla legge, come hanno peraltro fatto la maggior parte dei comuni toscani e delle istituzioni regionali e civili (università e scuole)”.
“La sua mancata adesione è un’offesa alla memoria delle vittime e ai valori di giustizia e dignità nazionale ed il silenzio delle istituzioni cittadine pesa come un macigno su una ferita della nostra storia nazionale che ancora chiede verità e giustizia – proseguono i tre consiglieri -. La violenza Titina colpì indiscriminatamente ed a guerra finita: le vittime furono fascisti, antifascisti, funzionari pubblici, sacerdoti, donne e bambini, colpevoli soltanto di essere italiani”.
“Ci è odioso pensare, anche lontanamente, che tale dimenticanza da parte dell’amministrazione di Bagno a Ripoli, fosse invece voluta – conclude la nota di FdI -. Per fugare qualsiasi dubbio in merito, invitiamo dunque il sindaco Francesco Pignotti e tutta la sua giunta a chiarire pubblicamente le ragioni di questa grave omissione ed a prendere impegno affinché il Giorno del Ricordo venga adeguatamente celebrato negli anni a venire”.
Grave omissione !
Nel contesto politico fiorentino molte persone serie non sentono di avere nulla da spartire con lo stato che occupa la penisola italiana.
La diffusione di propaganda proveniente da quella fonte ha quindi di solito effetti contrari a quelli sperati.
L’istituzione della Giornata del Piagnisteo, piombata da Roma una ventina d’anni fa nell’indifferenza generale, è servita nel migliore dei casi a spiegare nel dettaglio ad ambienti, gruppi e individui per nulla interessati a un martirologio per lo più gonfiato che ai confini orientali della penisola italiana si è fatto ricorso a un metodo rapido e di sicura efficacia per liberarsi dei corpi degli avversari politici. L’insistenza con cui gli esecutivi hanno propagandato questa iniziativa è stata un invito ad approfondire la questione. E sono bastati pochi giorni e qualche libro per confutare le istanze della propaganda e additare i suoi diffusori allo scherno generale.
L’aver passato sotto silenzio la autoreferenziale Giornata del Piagnisteo può essere considerato, in questo stato di cose, un atto caritatevole nei confronti dei suoi sostenitori.
Ne zaboravimo dragu Jugoslaviju, ni zalaganje za mir maršala Tita.