Sullo stop ai lavori per la Variante di Grassina sta per scatenarsi una battaglia giudiziaria senza esclusione di colpi. Dopo la revoca dell’appalto, deciso dalla Città Metropolitana per il ritardo nello svolgimento dei lavori, l’impresa Sirem (del gruppo Sicrea) aveva preannunciato il ricordo alle vie legali. Passo che è stato formalizzato con tanto di richiesta danni per 8 milioni, come annuncia Mariano Messori, presidente di Sirem, in questa intervista molto circostanziata in esclusiva a QuiAntella.
Avete già formalizzato e a quale autorità il ricorso contro la revoca dell’appalto?
Si, a tal proposito è stato depositato l’atto di citazione presso il tribunale di Firenze in data 8 Agosto, e per il quale è già stata fissata la data della prima udienza per il 19 Dicembre. L’atto poggia sul presupposto che noi stessi, prima di Città Metropolitana abbiamo risolto il contratto in danno per le gravi inadempienze della Committente. Che non risulti all’Ente è oggettivamente impossibile, salvo non aprano le Pec dall’ 8 agosto!
Quali sono i punti centrali del vostro ricorso?
Il ricorso è basato sulla impossibilità per l’Appaltatore di eseguire le lavorazioni a causa della mancata rimozione delle interferenze, quest’ultima attività è a totale ed esclusivo carico di Città Metropolitana.
Avete sollevato il problema dello spostamento dei sottoservizi.
Si, vi è ampia corrispondenza con tutti gli enti gestori in merito alle oltre 70 interferenze riscontrate, per la risoluzione delle quali, così come richiesto da Città Metropolitana, abbiamo presentato i progetti esecutivi/costruttivi con le relative offerte economiche che, nostro malgrado, non hanno mai avuto riscontro dalla stazione appaltante. Questo, perché all’interno del quadro economico della gara di appalto, non vi erano le somme a disposizione per la risoluzione delle relative interferenze. Tant’è che il progetto definitivo redatto dalla stazione appaltante in sede di gara catalogava solamente 15 Interferenze, rispetto alle 72 riscontrate in sede di progettazione esecutiva.
Come mai lo avete fatto solo dopo la revoca dell’appalto? Così suona quasi come una “scusa”, non le pare?
Non è proprio così, come si può riscontrare dagli atti ufficiali emessi, sia in fase di approvazione della progettazione esecutiva che nel periodo di esecuzione delle opere, la problematica della risoluzione delle interferenze è sempre stata segnalata subito a valle della consegna dei lavori. Inoltre, quando Città Metropolitana ha validato il progetto (quindi prima della consegna del cantiere) conosceva perfettamente la problematica e sapeva che la risoluzione era a suo carico, ma di fatto non l’ha mai affrontata. Sin dalle fasi di cantierizzazione abbiamo – purtroppo – riscontrato e segnalato alla stazione appaltante l’anomalo andamento dei lavori, dovuto prevalentemente dalla mancata risoluzione delle interferenze che, nonostante la nostra volontà di risolverle, restavano totalmente inevase per l’inerzia della committenza. Questa avrebbe dovuto sopportare il relativo costo come previsto all’art. 62 comma 2 lett.k del Capitolato Speciale d’appalto e farsi totalmente carico della risoluzione ancor prima di consegnare i lavori. Di tutto ciò Città Metropolitana non si è mai occupata mostrando palese negligenza.
Ci sono zone interessate dal tracciato della Variante dove i sottoservizi sono assenti o poco presenti (valle del borro delle Argille, tratto Capannuccia-Le Mortinete), ma anche lì i lavori sono appena accennati.
Lo sviluppo di un cantiere prevede l’esecuzione delle attività in maniera organica e non frammentaria. Infatti, il progetto esecutivo approvato da Città Metropolitana di Firenze prevedeva la rimozione di tutte le interferenze nella fase di cantierizzazione delle opere, per cui la totale inerzia del Committente ha impedito l’esecuzione dei lavori marginali anche in zone parzialmente prive dei sottoservizi.
Non le pare che comunque aver portato a termine solo circa il 2% dell’opera in quasi un anno e mezzo sia un dato difficile da accettare?
Le rispondo con una domanda: consegnare un’opera ad un’impresa in cui da contratto la stazione appaltante ha l’obbligo di rimuovere tutte le interferenze, prima della consegna stessa dei lavori, senza che dette interferenze siano rimosse, può consentire un regolare svolgimento delle attività? Era nostra convinzione di poter avere con la stazione appaltante una collaborazione fattiva nella fase iniziale, così come accade nel maggior numero degli appalti, per poter procedere speditamente con la realizzazione delle opere, i tempi ancora lo consentivano. Purtroppo “la carenza di risorse economiche” (come ha dichiarato lo stesso Rup nell’articolo da voi pubblicato in data 19 Luglio) non ha permesso alla stazione appaltante di approvare/autorizzare l’esecuzione delle opere edili richieste dai vari enti gestori (Publiacqua spa, Toscana Energia, Telecom Italia spa, Enel Distribuzione spa, Interoute spa, Retelit spa, proprietà confinanti, etc..). In queste condizioni anche il 2% (stima peraltro al ribasso) è da considerarsi un vero e proprio miracolo! Ma c’è di più. Oltre ai danni anche la beffa. Noi abbiamo già sostenuto costi ingenti e, guarda caso, i lavori sono stati interrotti appena prima del primo “stato d’avanzamento lavori”. In questo modo ci è stato impedito di fatturare quanto legittimamente ci spetta. Ma le pare una condotta cristallina?
Chi doveva provvedere allo spostamento dei sottoservizi e in quali tempi?
Dagli atti contrattuali, era obbligo della stazione appaltante la rimozione delle interferenze, che avrebbe dovuto sopportare il relativo costo (art. 62 comma 2 lett k del Capitolato d’appalto) e tutto questo doveva avvenire prima della consegna dei lavori. Semplicemente, non l’hanno mai fatto! A tale riguardo, è certamente censurabile l’inerzia tenuta dalla Committente. Subito dopo l’approvazione del progetto, Città Metropolitana di Firenze inviava agli enti gestori delle interferenze una comunicazione informando ciascun ente che i costi per lo spostamento dei sotto-servizi interferenti con l’opera, secondo quanto previsto dall’art 28 del codice della strada, sarebbero stati a carico del medesimo ente interferente. Atteso che tutti gli enti manifestavano il loro dissenso al riguardo, la stazione appaltante (con note del 28/03/2017) nel prendere atto del rifiuto, informava gli enti che avrebbe provveduto direttamente alla esecuzione dei lavori necessari alla risoluzione delle interferenze, anche tramite l’appaltatore, precisando nello specifico che: “al fine di consentire lo svolgimento delle lavorazioni necessarie per la realizzazione del progetto relativo alla viabilità della Variante di Grassina, la Città Metropolitana si vede costretta ad anticipare i costi necessari”. Dunque, la risposta degli Enti appare dettata dalla logica, avranno valutato: se Città Metropolitana vuole e deve fare l’opera, di conseguenza attività e costi di spostamento dei sottoservizi sono a suo carico. Del resto, questa è la prassi ampiamente consolidata in questo tipo di appalti.
I costi di spostamento dei sottoservizi rientravano nella somma stanziata per l’appalto?
No, nonostante in sede di progettazione esecutiva fosse già stimato l’importo necessario alla relativa rimozione delle interferenze indicando, conformemente a quanto prescritto dal Capitolato Speciale d’Appalto in tema di risoluzione delle interferenze (art. 62, co. 2, lett. k). Noi abbiamo pertanto adempiuto ai nostri obblighi aggiornando l’elenco delle interferenze e stimando i relativi costi (presuntivamente quantificati in euro 1.187.900,00). Nonostante le palesate carenze e lacune del progetto definitivo, la Committenza restava immotivatamente inerte, tanto da non prevedere alcuna voce di costo per la risoluzione delle interferenze nel quadro economico allegato alla determina di approvazione del progetto esecutivo, (costi che invero erano a suo carico ai sensi del ridetto art. 62, co. 2, lett. k) del Capitolato Speciale d”Appalto). Questo impediva in radice qualsiasi impegno di spesa al riguardo.
Quale cronoprogramma avevate presentato alla Città Metropolitana per recuperare il tempo perso e quali interventi da parte sua avevate chiesto?
Il Cronoprogramma presentato nel mese di Giugno, rispettando tutti i vincoli contrattuali e tutte le prescrizioni di Enti Terzi, avrebbe consentito di recuperare il tempo perso eseguendo diverse attività in parallelo tra loro. E’ doveroso evidenziare che tale programma elaborato dall’Appaltatore conteneva un aggravio di costi a carico di quest’ultimo, con l’obiettivo di recuperare il tempo perso dovuto alla mancata rimozione dei servizi interferenti consentendo, al contempo, la consegna entro il termine originariamente pattuito.
Durante il periodo dei lavori avete ricevuto richiami ad accelerare i tempi di lavorazione da parte della Città Metropolitana?
Certo, ma sono richiami privi di fondamento visto che senza risolvere le interferenze era impossibile lavorare. E’ come dire a una persona: sbrigati a scrivere questo articolo ma per farlo non gli dai né computer, né un foglio, né una biro…. Durante l’esecuzione dei lavori, il direttore dei Lavori ha tentato di addossare all’Appaltatore presunte responsabilità di ritardi, ciò al fine di mascherare la propria inerzia nel coordinare la rimozione delle interferenze di concerto con gli enti gestori delle stesse. Ne è prova lo stato di totale confusione che ha attanagliato il Committente. In prima battuta ha provato a scaricare sugli Enti Gestori il costo della rimozione delle interferenze, salvo poi correggersi indirizzando richieste disparate verso l’Appaltatore che, pur riscontrando tutte le richieste non ha ricevuto l’autorizzazione alla rimozione di alcuna interferenza. E’ evidente che causa di ciò non può che essere la mancanza delle somme a disposizione nel quadro economico dell’appalto.
Ritiene che il forte ribasso con il quale vi siete aggiudicati la gara d’appalto fosse congruo alla possibilità di portare a compimento l’opera? Nessun ripensamento?
Noi abbiamo ereditato la commessa a seguito di un affitto di ramo d’azienda di Cdc (Cooperativa di costruzioni, oggi in Lca), a fronte di un’aggiudicazione peraltro risalente a molto tempo fa. L’impressione, visto anche il lungo tempo passato dall’aggiudicazione provvisoria all’inizio dei lavori, è che qualcuno conoscesse le problematiche e non le abbia volute affrontarle. Noi abbiamo agito con responsabilità e diligenza come in tanti altri appalti. Un esempio tra i tanti è il Ponte Strallato a Santa Mama che – con la stessa committenza- è stato terminato a tempo di record e con grande soddisfazione di tutti.
Avete avuto contatti con la Varvarito che è candidata a prendere il vostro posto?
No, non avrebbe senso. Faranno le loro valutazioni e decideranno. Da imprenditori responsabili quali siamo,raccomandiamo di fare attenzione al tema interferenze. Al tempo stesso, saremmo molto sorpresi se ora la Città Metropolitana trovasse “magicamente” la disponibilità economica e risolvesse tutto prima della consegna dei lavori o se prevedesse varianti che aumentino gli importi a disposizione dell’impresa appaltatrice.
Nel corso di questi mesi avete avuto problemi con la direzione lavori dell’ingegner Gensini? Vi ha seguito con diligenza? E con il Rup (Responsabile unico del procedimento) ingegner Ferrante?
Direzione lavori e Rup, in un appalto pubblico, sono ovviamente rappresentanti di controparte e quindi la dialettica è normale, all’ordine del giorno e – per certi versi – auspicabile. In genere la si indirizza alla soluzione dei problemi, in questo caso è parso invece abbastanza evidente l’intento di metterci in difficoltà ma, come si suol dire, “la miglior difesa è l’attacco”. Il nervo scoperto delle interferenze è stato gestito con questa strategia, ora sarà un Tribunale a dire chi aveva ragione e noi pensiamo di averne molta avendo, richiesto danni patiti per oltre 8 milioni di euro.
Non ha niente da rimproverarsi? C’è qualcosa che non rifarebbe potendo tornare indietro?
Probabilmente, col senno di poi, anziché accettare la consegna delle opere in presenza di ben 72 interferenze, sarebbe stato opportuno porre in atto tutte le azioni che la legge consente per tutelare l’appaltatore e avere un atteggiamento più da legali che da ingegneri. Se ci fossimo mossi in quel modo, di sicuro non saremmo giunti a questo punto… Ma è altrettanto certo non ci sarebbe stata nemmeno la posa della prima pietra. Pazienza, anche tutto questo ci insegna qualcosa di nuovo, che ci saremmo evitati volentieri. Il più grande rammarico è per quei lavoratori che abbiamo assunto e che nell’arco di pochi giorni, per responsabilità non nostre, hanno perso il loro lavoro. E dispiace per le comunità di quei territori che, a mio avviso, quell’opera non la vedranno mai. Infine, come cittadino e imprenditore, vedere buttate al vento così tante risorse pubbliche, di tempo denari e competenze è una cosa inconcepibile.
Buongiorno, chissà come la prenderanno a Fendi considerando il megainvestimento, in capitale e risorse umane, che faranno a Capannuccia.
Cristina
24/09/2018
Ho scritto diverse volte per portare a conoscenza lo scempio della collina di Ponte a Niccheri, e non solo, che si vede percorrendo la Via di Belmonte.
Io abito in Via di Belmonte e man mano che i lavori vanno avanti (per fortuna ora si sono fermati!), noto tutti i cambiamenti che avvengono e l’allontanarsi della natura per far largo all’asfalto e al cemento che ormai ci circondano.
Purtroppo è proprio vero che la costruzione della variante non è frutto di una scelta disinteressata altrimenti nessuno avrebbe voluto così male al proprio territorio e alle persone che lo vivono. Grassina anni fa era veramente un paese alle porte del Chianti, un piccolo centro abitato curato e circondato dal paesaggio delle colline toscane, dove si respirava un’ aria campagnola ma di un certo tipo, nonostante, è vero, un pò di traffico al mattino e alla sera per andare e tornare a casa. Ma oggi è un orrore! Non c’è una strada che arrivi a Grassina che non sia stata buttata all’aria, la rotonda di Campigliano pare che sia stata bombardata, la Via Chiantigiana idem, Ponte a Ema sembra un paese del dopo guerra…A volte mi chiedo se percorrendo una delle sue vie non ci sia il rischio che si apra una voragine, visto e considerato le buche nell’asfalto!
Non parliamo poi della zona Ospedale….
E adesso anche la Via di Belmonte e oltre.
E’ possibile che l’amministrazione locale non abbia considerato che ci saremmo ridotti così malamente con tutti questi cantieri aperti contemporaneamente? Autostrada, Ospedale, Variante…poi? Qualcos’altro no?
E’ veramente una tristezza. Io sono contenta che la variante sia bloccata e mi auguro che non venga mai costruita!
Leggendo quanto sopra sembrerebbe che l’impresa appaltatrice abbia ragione, visti anche i precisi riferimenti a specifici articoli del contratto. Tuttavia per farsi un’idea più chiara, come si suol dire si dovrebbero sentire tutte le “campane” in gioco. Sta di fatto che la Variante è partita male e procederà peggio e la conclusione dell’opera sarà lontanissima, con tutte le conseguenze negative per la comunità di Grassina e dintorni.
Certo è che da comune cittadino come tanti altri viene spontaneo domandarsi come non sia possibile in questo paese trovare soluzioni chiare, precise e condivise in tempi utili in modo tale da non tornarci sopra e tali da evitare quel groviglio di responsabilità oneri e spettanze sui lavori da effettuare e sotto servizi da rimuovere, con un antipatico seguito di scarica barili fra Committente e appaltante come si legge nell’intervista, che soltanto perfette disorganizzazioni potrebbero riuscire a mettere in atto.
Sempre da comune cittadino che paga le tasse fino all’ultimo centesimo, mi domando, con questa situazione che si è venuta a creare, oltre ai tempi infiniti che questi lavori son destinati a subire, quanto a noi contribuenti verrà a costare in più questa benedetta variante, fra ritardi e spese giudiziarie? Mi piacerebbe tanto che qualcuno me lo dicesse…..
Gentile signor Rabatti, le “campane” sono statesentite tutte. Se fa una ricerca su QuiAntella con la parola chiave “variante” troverà l’intervista al consigliere della Città Metropolitana Ceccarelli, il precedente comunicato della Sirem, l’intervista all’ingegner Ferrante, responsabile del progetto, e numerosi altri articoli sul tema.
L’informazione è chiara e puntuale le posizioni sono note strano che pochi giorni fa si diceva che non c’era nessun ricorso della Sirem da parte di chi doveva invece sapere