C’è chi al posto del Viola Park avrebbe voluto un bosco, chi campi coltivati, chi terreni incolti e incontaminati. Ovviamente c’è anche chi avrebbe gradito condomini, negozi, e uffici. Dal giorno successivo all’acquisto dei 25 ettari lungo il Pian di Ripoli da parte della Fiorentina, le ipotesi di uso alternativo a quella di centro sportivo per la squadra viola, sono improvvisamente sbocciate in ogni dibattito sul destino urbanistico della zona.
Proposte mai avanzate prima per una vasta area infiltrata da pericoloso degrado. La villa era un ricettacolo di rifiuti e soggetti poco raccomandabili, tenuti d’occhio dalle forze dell’ordine. I terreni dove ora si alleneranno i giocatori viola erano coperti da una fitta vegetazione che aveva il compito di oscurare alla vista le ampie discariche abusive ed i traffici illegali che vi si svolgevano intorno. Una situazione incancrenita (e quasi dimenticata) da anni.
Nell’ottobre del 2019, ad acquisizione appena avvenuta da parte di Commisso, su QuiAntella documentai fotograficamente, in esclusiva, le condizioni di immobili e terreni circostanti.
Ritengo sia giusto riproporre quelle immagini, insieme ad alcune scattate qualche mese dopo con i primi interventi di bonifica, per rinfrescare la memoria a chi si lamenta del Viola Park.
Si potevano usare meglio quei terreni che, è bene ricordarlo, erano di proprietà privata? Come no. Si può sempre fare meglio. La perfezione non è di questo mondo. Ma per tanti anni è stato “fatto peggio”, lasciando a se stessa una situazione indegna di un posto civile com’è Bagno a Ripoli. Un’indifferenza che è stata di molti anche fra quelli che poi si sono stracciate le vesti per l’investimento dell’imprenditore italo-americano su Bagno a Ripoli.
Benvenuto Viola Park, benvenuta Fiorentina.
Sarebbe interessante sapere che:
I “terreni” erano due, quelli della villa abbandonata e quelli dei Guicciardini.
Li era interessato Cecchi Gori, la comunità islamica, i Della Valle e altrimenti ai quali è sempre stato impedito edificare i terreni dei Guicciardini in quanto vincolati ad agricoli. Poi…oh chissà perché, su quei campi, allora incolti ma non degradati (attenzione i Guicciadini si incazzerebbero) si è potuto costruire quello che si impediva ad altri.
Nella villa, sgomberato in 6 ore per Rocco, come mai si tollerava chi non ci poteva stare? Qualche domanda e nessuna risposta.
Lo sapete Poi la discarica, perizia tecnici viola, quanto era grande? 10 metri per 10…
Quindi per 100 mq si sono caduti 25/30 ettari? Suvvia… guardate la luna che il dito è un po poco
Proprio così! Abbiamo la memoria freschissima, purtroppo, grazie alle foto non troppo risalenti dei campi coltivati, poi incolti ma comunque non degradati, ora sostituiti dai campi da calcio. E l’area interessata da rifiuti e degrado era una piccola parte del comparto.
Degrado, dove? Senz’altro dentro e intorno alla Cascina vi era di tutto. Ma gli ex-terreni Guicciardini Corsi Salviati, antiche proprietà Ginori, erano agricoli. Non vi erano rifiuti.
Poi sulla vegetazione che libera cresce e si infittisce riparliamone. Forma degrado o semplicemente crescita naturale che a noi pare disordinata?
Con questo non intendo schierarmi contro la Fiorentina. Certo è calcio…
Grazie
Saluti
Elisabetta Brunelleschi
Ricordiamo tutto nei termini giusti.
Quella porzione di terreno mostrata in foto non era “degradata”, ma sporca.
I termini sono importanti, perché se mi sporco le mani facendo un lavoro senza guanti, le sporco, non le degrado e, dopo una bella lavata, le uso anche per mangiare. Non sostituisco la pelle con una cute artificiale appunto perché è bastato pulirla. Nel caso dell’intervento nel padule si è sbandierato il degrado per cambiare in modo definitivo e irrecuperabile la natura di quel terreno e di quello circostante.
Vale anche ricordare che l’amministrazione ha il potere di imporre al proprietario il ripristino del terreno sporco (ci sono esempi a iosa di amministrazioni serie che lo fanno).
La nostra amministrazione, non solo non l’ha fatto, mancando ad un suo preciso compito, ma ha addirittura premiato il proprietario procurandogli (nella persona del sindaco stesso che se ne vanta) un lucroso affare nel quale ha potuto vendere il terreno non al prezzo agricolo, quale era, ma a 4 volte di più, proprio grazie alla garanzia dello stesso sindaco che ha assicurato al compratore, ancor prima di parlarne al Consiglio e alla giunta, che gli sarebbe stato concesso di utilizzare quel terreno in modo diverso dalla sua destinazione.
Tutto questo cinema ha avuto appunto il via con la scorretta definizione di terreno degradato affibbiata e pubblicizzata da chi era interessato.
Condivido in toto la riflessione di U. Alberti che ha il pregio di restituirci non solo la verità dei luoghi, ma anche quella storica, dell’avvicendarsi dei fatti! Grazie! Esemplare, per chi ha voglia di conoscere e non si adagia sulle mistificazioni!
Scusate se vado contro-corrente … 1) l’area della villa abbandonata è stata occupata, negli ultimi periodi, da ROM, anarco-insurrezionalisti e spacciatori (fonte Polizia Municipale), Monitorati dalle Forze dell’Ordine che però non potevano intervenire trattandosi di proprietà privata (sic) . Non so quanti residenti del circondario fossero contenti di questa situazione che comunque deve essere contestualizzata come una situazione di degrado. Questo perchè siamo tutti bravi a fare questioni di principio quando i problemi non ci toccano direttamente . Casomai la domanda è : perchè, pur trattandosi di proprietà privata non si è voluti intervenire a garanzia dell’ordine pubblico? 2) Non ho elementi per giudicare se sia stata fatta speculazione o meno sui terreni Guicciardini . Devo però riconoscere che il centro sportivo possa essere considerato una ri-qualificazione del territorio, se non altro per tutti i nuovi alberi che sono stati piantati; potrei condividere il disappunto se si fosse costruito un centro commerciale o appartamenti come purtroppo è stato fatto o si sta facendo per altre porzioni del territorio ripolese . 3) probabilmente il centro sportivo avrà ricadute economiche positive sul territorio, ma forse è ancora presto per poterle quantificare .
Quanto sopra, naturalmente, nel massimo rispetto delle altrui opinioni
E’ a conoscenza ormai anche dei bambini che, in Italia, quando si vogliono fare speculazioni edilizie da parte dei proprietari su aree agricole e vincolate e al di fuori delle previsioni urbanistiche vigenti, si ‘programma’ la loro involuzione (in termini di abbandono produttivo e di manutenzione, di depositi di rifiuti, di frequentazione da parte di persone in odore di illecito, ecc.), certi che le istituzioni che dovrebbero vigilare e intervenire sulla proprietà assumerebbero la veste delle classiche tre scimmiette. A quel punto, qualsiasi progetto di urbanizzazione redatto d’intesa fra pubblico e privato, di un’area che non avrebbe dovuto contemplarlo può essere presentato – come si è fatto col Viola Park -, come un felice intervento di riqualificazione e rigenerazione territoriale. O no?…
Preg.mo Sig. Rombai
sicuramente si verificano “involuzioni e degradi programmati” propedeutici per future speculazioni edilizie . Non penso sia il caso dell’area Viola Park, perchè l’incuria è durata 30 anni e, con molta probabilità, sarebbe durata almeno altrettanto se non si fosse fatta avanti la Fiorentina . Però mi permetta di rilanciare : io vivo a Bagno a Ripoli dal 1969 e non mi sembra di ricordare nessuna levata di scudi quando è stata realizzata la chiesa della Pentecoste, vero e proprio mostro ambientale in cemento armato, inguardabile, ai piedi della collina di Quarto, in barba a tutti i vincoli paesaggistici della zona (io non ho potuto abbattere una tuia pericolante perchè in zona con vincolo paesaggistico, nonostante aver prodotto documentazione che la pianta non era autoctona ma era stata posizionata a seguito realizzazione della mia casa) . La chiesa, che tra l’altro ha una volumetria spropositata rispetto alla reale esigenza, ha a corredo una serie di locali che, a quanto mi risulta, vengono affittati . Non è anche questa speculazione?
Gentilissimo Giovanni,
ha perfettamente ragione, anche il complesso religioso della Pentecoste è stato realizzato al di sopra delle norme edilizie, come altri fabbricati per altro. Ma – mi consenta, e una volta tanto lasciamo da parte il tifo – il consumo di suolo a fini di urbanizzazione di 25 ettari che non si potevano e dovevano urbanizzare (lo dichiaravano a chiare note, fra l’altro, la legge urbanistica e quella paesaggistica regionali, bypassate coraggiosamente non solo dal Comune e dalla Città Metropolitana ma anche dalla stessa Regione e dalla Soprintendenza) è obbrobrio ancora più rilevante