C’è una prima volta e c’è un’ultima volta. La prima non me la ricordo, sono passati alcuni decenni e non c’erano i cellulari per poter cristallizare il momento con una foto. L’ultima è stata stamani, 20 luglio: la mia ultima donazione di sangue al centro trasfusionale dell’Annunziata, per raggiunti (anzi superati) limiti di età. E la foto mi è sembrata doverosa, soprattutto nei confronti delle dottoresse e delle infermiere, quelle presenti e quelle che nel corso degli anni si sono succedute in questo particolare reparto dell’ospedale.
Un salotto accogliente. Sorrisi, gentilezza, due chiacchiere in scioltezza, talvolta la musica di sottofondo, sempre grande attenzione per il donatore e grande professionalità di tutto lo staff.
Varrebbe la pena venire a donare il sangue anche solo per conoscerle e incontrare la loro simpatia.
Di sangue c’è sempre bisogno, in questo periodo più che mai. Gli appelli si susseguono e, per quel che può valere, aggiungo il mio.
Donare il sangue non è un atto di generosità verso il prossimo, ma una precauzione per se stessi e i propri cari. E’, passatemi il paragone forse un tantino azzardato, come fare l’assicurazione per l’auto ogni anno. Si paga sperando di non averne mai bisogno e che quei soldi siano a fondo perduto, che servano per i risarcimenti ad altri.
Così è la donazione di sangue, nella speranza che sia utile agli altri. Però con la consapevolezza che in caso di bisogno personale, di un famigliare, di un amico, il sangue per una trasfusione sia sempre disponibile. Una “banca” comune alla quale ognuno può dare il proprio contributo.
Doare non è un obbligo di legge ma dovrebbe essere percepito come un obbligo morale da chi non ha impedimenti. Devolvendo mezz’ora di tempo si possono salvare delle vite.
Inoltre il momento della donazione prevede un confronto con un medico sul proprio stato di salute e viene fatta, gratuitamente, una serie di analisi che permettono di tenersi periodicamente sotto controllo. Dettaglio da non sottovalutare.
Mentre terminavo la mia ultima donazione, sulla poltrona accanto si è seduto un giovanotto. Era la sua prima volta. L’ho inteso come un casuale, ma significativo, passaggio di consegne.