Dissuasori ad ultrasuoni, alimentati da pannelli fotovoltaici, per allontanare dalle vigne e dai campi coltivati oggi caprioli e cinghiali e domani, magari, anche lupi ed altri predatori che fanno danni negli allevamenti ovini. Se n’è parlato a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, sede della presidenza della Regione. Il progetto è di un’azienda privata, la start up toscana Natech, ma è finanziato anche con fondi pubblici, attraverso risorse del piano di sviluppo rurale regionale 2014-2020: 299 mila euro sui 331 mila di costo.
“L’innovazione e la ricerca sono importanti e possono offrire soluzioni alternative se non per risolvere il problema degli ungulati e dei danni provocati alle coltivazioni, quantomeno per mitigarlo – sottolinea l’assessore all’agricoltura della Toscana, Marco Remaschi – Perché dunque non percorrere anche questa strada? Siamo interessati a monitorare i risultati della sperimentazione e la vorremmo anzi sperimentare anche contro i predatori che attaccano gli allevamenti ovini”. “Gli ungulati – aggiunge – sono un’autentica piaga. In Toscana non partiamo adesso ed abbiamo affrontato il problema in un periodo di emergenza quattro anni fa, quando la presenza sul territorio era fortissima: l’abbiamo fatto con una legge speciale che prevedeva più abbattimenti, l’allungamento della stagione venatoria ed interventi di prevenzione e di controllo”. “Qualche risposta c’è stata – conclude Remaschi – ma il problema rimane”. E così ben vengano nuove sperimentazioni.
I numeri spiegano bene la situazione. Sulle medio-colline toscane per ogni cento ettari ci sono almeno venti cinghiali, quando il piano faunistico ne prevederebbe fino a cinque. I caprioli non sono da meno. Molti agricoltori hanno iniziato a proteggere le loro proprietà con delle reti, che hanno un costo di installazione ma anche di manutenzione perchè si deteriorano e spesso vengono sfondate. Non ovunque inoltre si possono installare. Da qui la scelta di provare a battere altre strade.
I dissuasori ad ultrasuoni studiati dalla Natech sono al momento sperimentati in tre realtà: l’Agricola San Felice di Castelnuovo Berardenga in provincia di Siena, l’impresa di orticoltura Dell’Agnello in Val di Cornia e il Parco delle Foreste Casentinesi. Collina, pianura e montagna, in modo da valutare la risposta in ambienti diversi. L’obiettivo è creare reciniti invisibili e ‘corridoi’ in modo da far percorrere agli animali percorsi naturali in direzione appunto di boschi e parchi naturali, in modo da evitare che si spostino semplicemente in qualche vigna vicina. Capofila del progetto è la Baroni Ricasoli. Tra i partner ci sono anche dipartimenti e consorzi universitari, il Wwf, l’Ente regionale di assistenza tecnica in agricoltura ed altre aziende agricole.
A differenza dei normali dissuasori acustici, che fanno solo rumore, in questo caso si tratta di frequenze a cui sono sensibili solo gli animali: in particolare gli animali che si vuole tenere lontani. Il progetto, che andrà avanti fino al 2021, è nella fase in cui si stanno raccogliendo i primi dati sui risultati, per poi compararli. I dissuasori sono già attivi da un anno. “Naturalmente – spiegano dalla Natech – utilizziamo solo frequenze che recano fastidio a caprioli, cinghiali e daini e non alle altre specie”.