La crisi del Pd coinvolge il partito a Bagno a Ripoli. In una lunga e argomentata lettera al segretaio nazionale Renzi, al segretario regionale Parrini, al segretario metropolitano Incatasciato e al segretario comunale Ravenni, nove miltanti annunciano la loro uscita dal Pd e le dimissioni dagli organismi di partito. La lettera è firmata da Mirko Briziarelli, consigliere comunale; Laura Franchini, consigliera comunale; Rosauro Solazzi, presidente assemblea comunale Pd e coordinatore circolo di Grassina; Renato Bettini, presidente Sms Bagno a Ripoli; Raffaello Cammunci, iscritto circolo di Grassina; Calra Faggi, iscritta circolo di Grassina; Marino Turri, iscritto circolo di Grassina; Paolo Nannelli, iscritto circolo di Grassina; Franco Trentanove, iscritto circolo Grassina.
Nonostante la presenza fra gli ormai ex Pd di due consiglieri comunali, non dovrebbero esserci conseguenze per la giunta del sindaco Casini, sia perché il Pd mantiene 10 consiglieri su 16, sia perché i dissidenti confermano il loro appoggio: “Saremo sempre presenti nelle attività che la nostra Amministrazione comunale intraprenderà nell’interesse della collettività di Bagno a Ripoli – affermano nella lettera – riconoscendoci ancora appieno nel programma elettorale della coalizione di centrosinistra, che abbiamo contribuito ad elaborare”.
Toni soft a livello locale, assai pù duri sul piano nazionale: “Il nostro Pd voleva essere un partito di sinistra, dei diritti civili, della giustizia sociale, dei giovani, delle uguaglianze, dell’inclusione, della partecipazione – scrivono i nove fuoriusciti – Doveva essere il partito che difendeva i diritti dei lavoratori, della gente comune, dei più deboli, ma si è ridotto, a nostro avviso, ad un comitato elettorale permanente che si attiva soltanto occasionalmente per coinvolgere gli iscritti. Non ci sentiamo più rappresentati da un partito incapace di ospitare le diverse sensibilità”.
Neanche il recente congresso del Pd ha soddisfatto la loro esigenza di confronto: “È stato un congresso che non ha portato a riflettere sulla linea politica, ma ad una rapidissima conta per legittimare nuovamente il leader in difficoltà in vista delle prossime elezioni nazionali, con una partecipazione alle primarie molto inferiore alle precedenti. Il partito è ormai a servizio del leader, non il leader a servizio del partito. Non ce la sentiamo più di giustificare parole ed atti ‘targati Pd’ che non appartengono alla nostra cultura politica e alla storia da cui proveniamo”.
Per ora la lettera comunica solo la dispora e non indica una nuova meta. Nei prossimi giorni vi sarà un ulteriore riflessione fra i nove firmatari per decidere se coinfluie in altre formazioni politiche.