Anche il Comune di Bagno a Ripoli ha dato il suo contributo alle popolazioni colpite dal terremoto di Amatrice. Non solo con i contributi in denaro, la cui destinazione sarà individuata prossimamente, ma fornendo personale specializzato nel coordinamento dei campi. A partire per il Lazio è stato il personale della Protezione civile del Comune guidato da Roberto Fanfani che è anche responsabile della Protezione civile intercomunale. In alternanza con lui, in turni settimanali, hanno messo a disposizione la loro esperienza Francesco Gioia e Benedetta Finocchi. Sono da poco rientrati alla base.
Dove avete operato?
A Musichio e Cornillo Nuovo, le due frazioni di Amatrice affidate alla la Colona mobile toscana, nella quale sono presenti le associazioni di volontariato di Bagno a Ripoli. La Regione aveva allestito tre piccoli campi di otto/dieci tende ciascuno per ospitare i pochi abitanti di quelle frazioni.
Quale era il vostro compito?
Coordinare il lavoro dei volontari che si avvicendavano con turni settimanali di una trentina di persone. In ogni campo doveva esserci un funzionario delle istituzioni. La Regione Toscana ha chiesto la disponibilità ai centri intercomunali. Bagno a Ripoli ha deliberato di aderire alla richiesta con personale della Protezione civile. Abbiamo trascorso là tre settimane, una a settembre e due a ottobre. Per l’esattezza noi abbiamo operato a Musicchio che faceva da punto di riferimento anche per l’altro campo.
Avete svolto quasi una funzione da sindaco.
C’era da mandare avanti tutta l’attività dei volontari: dall’elettricista all’idraulico, organizzare i turni dei bagni e della cucina, anche se i volontari sono esperti e sapevano come fare. Noi abbiamo soprattutto aiutato la popolazione, molto anziana in quelle zone, per tutti gli adempimenti burocratici, dal presentare una domanda al fissare una visita. Un ruolo da punto di riferimento.
Quali problemi avete dovuto affrontare?
Le problematiche del paese non riguardavano case crollate, a Musicchio tutte agibili. Ma la paura della gente a tornare a casa a dormire. Vi abitavano di giorno, ma la sera preferivano mangiare al campo e dormire sotto le tende. Era un modo anche per socializzare e farsi coraggio fra di loro. Va considerato che si parla di un piccolo agglomerato, come potrebbe essere Quarate a Bagno a Ripoli. Poi c’era il problema operativo: la gente non sapeva dove procurarsi il mangiare o qualsiasi altro genere di prima necessità. Tutte le attività commerciali della zona erano collassate. I campi erano il loro unico punto di approvvigionamento.
Problemi di ordine pubblico e di sorveglianza?
No, a quelli pensavano polizia e carabinieri. Comunque al campo abbiamo sempre avuto la presenza di due uomini dell’Associazione nazionale carabinieri.
Cosa vi ha colpito maggiormente?
Abbiamo visto persone psicologicamente molto provate. Eravamo là nel momento dei funerali: il carico emotivo era pesante. Ci sono state crisi di nervi e pianto, svenimenti, un grande impegno per psicologi e operatori sanitari.
Come saranno usati i soldi raccolti a Bagno a Ripoli?
Abbiamo avuto contatti con un assessore del Comune di Amatrice. Ci ha detto che hanno una lunga lista di interventi da fare ma devono ancora calcolare l’importo. Appena lo avranno chiaro ci incontreremo e decideremo insieme cosa finanziare.