“Villa Jole è probabilmente il più grosso focolaio di Covid-19 che c’è in provincia di Firenze. Il sindacato ha chiesto più volte un intervento diretto della Asl ma non è successo nulla. Non è arrivato né supporto tecnico, né fisico”: la denuncia è di Francesco Belli, della Cgil Funzione Pubblica, che si occupa della situazione nelle Rsa di Bagno a Ripoli. “Secondo il sindacato c’è stata una sottovalutazione del rischio da parte di tutti: Regione, Asl, gestori della struttura”, aggiunge Belli.
Nel comune di Bagno a Ripoli ci sono cinque Rsa (Villa Jole, Masaccio, Villa Olimpia, Villa S.Monica, Villa S.Teresa) e una Rsd (La Cupolina). Casi di coronavirus si sono manifestati a Villa Jole e alla Rsa Masaccio. Secondo gli ultimi dati comunicati dal sindaco Casini qualche giorno fa, i casi positivi a Villa Jole sono 90, anche se molti asintomatici, 16 alla Masaccio.
Che la situazione a Villa Jole, nonostante i tanti casi, sia sotto controllo lo confermano un po’ tutti. Il sindaco, la proprietà e lo stesso sindacato. Gli ospiti della struttura contagiati sono stati nettamente divisi da quelli ancora sani. “Il personale della Rsa – ha assicurato il sindaco – offre un livello altissimo di cure e assistenza. Aver potuto evitare il trasferimento in ospedale per pazienti così anziani e delicati è stato importante. Il personale di Villa Jole è costituito da veri angeli, come quelli che lavorano negli ospedali. E i gestori si sono mostrati molto responsabili. Tutti ci mettono cuore e passione, non solo la professionalità”.
Il sindacato, però, contesta lo scarso impegno della Asl. “Nonostante gli impegni presi in videoconferenza dalla dottoressa Rossela Boldrini (direttrice servizi sociali Asl Toscana Centro ndr) non è arrivata alcuna integrazione del personale della Rsa che il virus ha ridotto da 78 a 40 unità – dice Belli – Una situazione di emergenza che va avanti da un mese ed è insostenibile. L’assistenza ai pazienti è garantita grazie ai lavoratori di Villa Jole, quasi tutte donne, che con grande sacrificio fanno i doppi turni e hanno deciso di abitare nella struttura per non rischiare di propagare il contagio. Inoltre c’è difficoltà ad avere tempestivamente i risultati dei tamponi per sapere quanti pazienti si sono negativizzati dopo la quarantena. Siamo fermi a quelli fatti a inizio aprile, perché di quelli fatti martedì 21, ad oggi (venerdì 24 aprile ndr) ancora non sono arrivati i responsi”. “Ci aspettvamo di vedere l’andamento dei casi monitorato in modo attivo – aggiunge Belli -, non una situazione di abbandono”.
Anche dall’interno della struttura si conferma l’attesa per il risultato dei tamponi. Mentre per quanto riguarda il supporto della Asl, si sarebbe limitato a due mezze giornate di un’infermiera e alla consulenza a distanza, seppure costante, con una geriatra dell’ospedale S.Maria Annunziata.