Sotto lo sguardo severo di Jigoro Kano, il fondatore del Judo (che qualcuno aveva scambiato per Ho Chi Min), i contendenti non si sono risparmiati per tentare di mettere al tappeto l’avversario. Qualche sgambetto, che nel judo ci sta, me nessun colpo basso, anzi grande fair play “in campo”, nonostante la veemenza di alcuni interventi. In politica non è scontato. Sì, perché all’Sms di Bagno a Ripoli, ieri sera è andato in scena il primo dei quattro congressi di circolo del Pd (un tempo sezioni) in cui è diviso il territorio comunale. E nella sala, sopra al simbolo del partito, campeggiava una grande effige del judoka Jigoro Kano. Insomma una cintura nera al posto della bandiera rossa.
Dopo l’illustrazione delle tre mozioni (Renzi, Orlando, Emiliano), il dibattito, il voto e lo scrutinio. A mezzanotte inoltrata i risultati hanno premiato i renziani con 3 delegati su 4: Giulia Ulivi (col capello vaporoso fresco di parrucchiere, forse si immaginava il successo), Quintino Imbrogno e Sandra Mazzi. Un delegato alla lista Orlando: Andrea Bencini. Nessuno per Emiliano che comunque non aveva presentato candidati. Questi i numeri: mozione Renzi 37 voti (71,1%); mozione Orlando 12 voti (23,1%); mozione Emilano 3 voti (5,8%). Una scheda bianca. Votanti 53 su 72 iscritti al circolo.
Sala dell’Sms piena di militanti piddini oltre ogni previsione (raddoppiate le sedie predisposte prima dell’inizio). La competizione stimola la partecipazione. Al tavolo della presidenza il segretario del circolo di Bagno a Ripoli Tiziano Masi, il presidente dell’assembla appena nominato Anonio Fraghì, i tre oratori designati ad illustrare le rispettive mozioni: il sindaco Francesco Casini per Renzi (in sostituzione dell’onorevole David Ermini trattenuto più del previsto a Roma per le votazioni, che però è giunto successivamente), il capogruppo in Consiglio comunale Andrea Bencini per Orlando e l’avvocata Eva Rana, inviata da Firenze, per Emiliano. Fischio d’inizio: si comincia Eva Rana. Ma è subito falsa partenza. Paolo Tepsich, un passato da designatore arbitrale in Toscana, col ruolo di garante della federazione, ferma subito il gioco: il regolamento prevede che l’ordine degli interventi sia Orlando, Emiliano, Renzi e non si può derogare. Parte quindi Bencini con un intervento che vuole evitare lacerazioni. Sponsorizza Orlando come “la miglior possibilità di restare uniti”. Rivendica il ruolo del Pd come comunità: “Su questo il partito è mancato”. Si asciuga il sudore, eppure da avvocato, dovrebbe essere abituato alle arringhe. Chiude con due punti forti del programma del ministro della giustizia: “Non è opportuno che il leader del partito guidi anche il governo. Le alleanze si fanno nel campo del centrosinistra, né inciuci con Berlusconi, né strizzatine d’occhio a Verdini”.
Ora tocca davvero a Eva Rana. Sui temi europei cita Altiero Spinelli, sul lavoro cita, non a caso, l’articolo uno della Costituzione: “Dobbiamo sterzare drasticamente”. Lancia la proposta di un salario minimo e rilancia il tema delle 35 ore, cavallo di battaglia che fu di Bertinotti, e lo slogan “Lavorare meno, lavorare tutti” in voga 40 anni fa tra l’autonomia studentesca riunita a Bologna. Il suo è un crescendo da agit prop: via il numero chiuso nelle università; basta bonus al posto di riforme; no all’esenzione dell’Imu per tutti; non stare più vicini a Marchionne che ai suoi operai. Un programma che ammicca decisamente alla sinistra della sinistra. “C’è chi è rimasto nel Pd per fare il cavallo di Troia dei fuoriusciti”, commenterà qualcuno durante il successivo dibattito.
Chiude l’illustrazione delle mozioni il sindaco Casini, il quale ogni volta che cita Renzi gli affianca il nome di Martina. Come a voler annacquare la presenza straripante dell’ex presidente del consiglio. Propone l’elezione diretta da parte dei cittadini del presidente della Commissione europea. Elenca gli innegabili traguardi centrati dal governo Renzi: dalle Unioni civili alla legge sul “Dopo di noi”. Ricorda gli investimenti per l’edilizia scolastica di cui anche Bagno a Ripoli si è avvalsa. Annuncia l’impegno sullo jus soli. Spinge sul tema della sicurezza come tema di sinistra perché riguarda i più deboli. Si scaglia contro gli slogan populisti: “Le risposte ai problemi le danno solo i riformisti”.
Il dibattito alterna interventi “sanguigni”, di chi ha mal hanno digerito le recenti contrapposizioni interne, con appelli a ritrovare l’unità. “Bisogna imparare a convivere, rispettiamoci nelle differenze”, dice Sandra Baragli. “Ora confrontiamoci, ma dal primo maggio tutti uniti. Nessuno è migliore, qui siamo tutti il Pd”, è l’appello di Ilaria Belli, che però chiude l’intervento chiedendo che i 19 che hanno “salvato” Minzolini non vengano ricandidati: applausi dalla platea.
Lunedì 27 si replica al circolo di Grassina, il giorno successivo all’Antella, il 30 a Ponte a Ema.
Ps: A qualcuno sarà rimasta la curiosità di sapere cosa ci faceva in sala la foto di Jigoro Kano. Spiegazione semplice: lì, durante la settimana, si svolgono le lezioni di Judo del maestro Volpi. Comunque quella di Kano è sempre l’immagine di un rivoluzionario, anche se nell’arte del combattimento corpo a corpo. Nel Pd di questi tempi può essere più utile dei Quaderni gramsciani.