Uno ne scrive e cento ne pensa. L’ultimo libro di Massimo Casprini, pirotecnico storico locale che fornisce ricostruzioni e suggestioni, racconta che Annibale è passato dall’Antella.
Sì, il generale cartaginese, bestia nera dell’esercito romano che sconfisse più volte, avrebbe attraversato la frazione ripolese nel 217 avanti Cristo, insieme a Surus, l’unico elefante sopravvisuto al valico delle Alpi e alle svariate schermaglie con le popolazioni dell’Italia settentrionale.
Fantasia? “Meglio fare un’ipotesi sbagliata che non farne nessuna” è la citzione di Aristotele con cui si apre questo ultimo lavoro di Casprini. Il quale, a sostegno della sua tesi, indica numerosi elementi oggettivi per spiegare i motivi per i quali Annibale avrebbe scelto di transitare dall’Antella e dalla valle dell’Isone: la sua predilezione per la via più breve (destinazione Roma), l’intenzione di evitare scontri con le guarnigioni romane, l’attenzione ad evitare terreni paludosi o arrampicate eccessivamente impervie.
Casprini ricotruisce un quadro storico-geografico, quanto meno verosimile, della situazione in quel momento storico, fino ad azzardare il tragitto completo che il generale cartaginese avrebbe persorso: Ponte a Ema, Ponte a Niccheri, Antella, valle dell’Isone, San Donato per poi scendere nel Valdarno. “Non è una leggenda”, assicura Casprini.