Nicola Cariglia se n’è andato all’improvviso. Una notizia come un cazzotto nello stomaco. Lo ricordo come collega, giornalista preciso e pacato (direttore della sede toscana della Rai), e come amministratore pubblico (consigliere comunale, assessore, vicesindaco di Firenze). A lui mi legano mille ricordi, non solo professionali, di quando per il quotidiano La Città seguivo le vicende di Palazzo Vecchio.
Ne scelgo uno fra i tanti che denota l’ironia e l’autoironia che caratterizzavano Nicola.
Era la metà degli anni Ottanta e Firenze era diventata laboratorio politico con i tre partiti laici, Pri, Pli e il Psdi di Cariglia, appunto, al governo della città con il Pci (e il Psi) e la Dc all’opposizione. Una mossa che aveva suscitato polemiche e perplessità tra i vertici nazionali dei tre partiti storici alleati dello scudocrociato.
Seppi che Nicola, Lando Conti (l’ex sindaco repubblicano ucciso dalle Br) ed il liberale Adalberto Scarlino erano insieme in Versilia. Mi presentai allo stabilimento balneare con l’intento di raccontare una giornata al mare tra il serio e il faceto, miscelando politica e gag, ragionamenti e battute. Nicola accettò subito con entusiasmo e altrettanto fecero Conti e Scarlino.
Pubblicai su La Città un articolo dal titolo a doppio senso: “Polo laico in mutande”, corredato dalla foto dei tre in costume da bagno.
Ripenso a quell’episodio e a mille altri condivisi con Nicola sul set della politica cittadina con infinita tristezza.
Alla moglie Grazia, che ho avuto come collega proprio a La Città, e alla figlia Chiara un abbraccio affettuoso.
Ciao Nicola.