Oggi alle 10, nella chiesa di San Michele Arcangelo a Grassina, si svolgeranno i funerali di Paolo Barbieri, deceduto martedì mentre passeggiava in Fattucchia (vedi articolo).
Ecco il toccante ricordo scritto dalla figlia Silvia
Come cambiano le cose in mezzo pomeriggio. Alle 13.54 una normale telefonata: “Oh a che punto siete? Va bene, dì alla mamma che l’aspetto per pranzare insieme”. Tre ore dopo un’altra telefonata, la peggiore della mia vita, in cui ci chiedono di andare a riconoscere un uomo che aveva avuto un malore in Fattucchia.
Quella strada s’era fatta insieme anche tre giorni prima, con il passeggino. Il babbo mi aveva raccontato un sacco di cose: dalla villa il Riposo e il ninfeo del Giambologna, all’innesto dei peschi, dai muri a secco, al borro e l’alluvione del 15 agosto.
Sì perché il mi babbo era così, curioso, con mille interessi, sapeva tante cose, un tipo veramente eclettico, testardo e minuzioso. Quando si metteva in testa di studiare o fare una cosa, stava con il capo chino a giorni, finchè non aveva finito. C’era il periodo dei francobolli, della semina dell’orto, quello dello studio delle genealogie delle famiglie aristocratiche fiorentine, degli itinerari dei futuri viaggi, della Rievocazione storica, dei lavoretti di bricolage, delle ricerche sui suoi antenati e sulla storia del Bisarno.
Ultimamente stava scansionando tutte le fotografie dei 54 anni trascorsi accanto alla mamma, da quando si erano conosciuti in paese, mentre lei girellava e lui, da Gavinana, veniva a giocare a calcio nell’Albor. E’ tutto ancora lì sulla scrivania. Io e la mamma aspettiamo ancora di vederlo tornare dall’orto, o dalla Coop, o scendere le scale di casa per venire a tavola.
Era simpatico, il mio babbo. Alla mano, con la battuta pronta e la risata dirompente, un tipo di compagnia, un burlone. Quante bischerate ha combinato.
Però, caro babbo, stavolta tu c’hai fatto uno scherzo troppo brutto, non ce lo dovevi fare. Perché te, babbino, avevi ancora tante cose da fare con la mamma, dopo tutti gli anni che avevate trascorso a lavorare e tribolare.
Ma soprattutto, tu avevi ancora troppe cose da dare: a me, che nel bene e nel male sono uguale a te, ai tuoi amici un po’ birboni, al paese e alla comunità, ma soprattutto al piccolo Michelangelo! Avresti dovuto portarlo sulla Lambretta appena restaurata, a scuolina, a legare i pomodori e a mangiare i fichi dall’albero. Gli avresti raccontato dell’architettura romanica e gotica, di quanto sono belle Firenze e l’Italia, altro che l’estero! Lo avresti aiutato nelle ricerche di storia, parlandogli di Matilde di Canossa e Ugo di Toscana.
Caro babbo, purtroppo sarai insostituibile, perché io, troppo presa dal tran tran della vita, non ti ho ascoltato abbastanza, certa che avremmo avuto davanti tanti anni da trascorrere insieme.
Vorrei dire a tutte le figlie, la prossima volta che vedono il loro babbo, di dargli un abbraccio in più, perché a volte tutto cambia in mezzo pomeriggio.
Vorrei anche ringraziare tutte le persone che in questi giorni hanno trovato il tempo per partecipare al nostro cordoglio con una visita, un messaggio, una preghiera e vorrei anche ringraziare questo giornale per avermi permesso di raccontare due cose su Paolino.
Grazie di cuore a tutti.
Ciao babbino.