La festosa tavolata viene percorsa da un fremito di timore quando l’onorevole Rosa Maria Di Giorgi parla di “un’elezione non come le altre” e aggiunge: “C’è preoccupazione, qui in Toscana non siamo abituati a rischiare, questa volta per vincere occorre l’impegno di tutti”.
La cena a base di cinghiale, con la quale il Pd di Bagno ha Ripoli, ieri sera (venerdì 11 settembre), ha chiuso al Circolo La Fonte la propria Festa dell’Unità itinerante, non è stata solo la parata finale dei candidati del collegio alle prossime Regionali. Il testa a testa con la Lega, con la destra, stavolta è reale, non solo uno spauracchio per convincere qualche pigro ad andare al seggio anziché al mare.
Tre punti di vantaggio, secondo un sondaggio in mano al Pd. Margine più risicato secondo altri. Così il segretario comunale Mirko Sulli evoca la formula “chiamata alle armi”. Di fronte agli esponenti piddini ci sono circa 120 persone a cui le penne al cinghiale e lo spezzatino rischiano di diventare improvvisamente indigesti. Su ognuna di loro, ovviamente già schierata per il fronte che sostiene Eugenio Giani, cala il peso della responsabilità: non vasta il proprio voto, occorre riuscire a convincere un incerto, recuperare un deluso, convertire un astensionista.
Il sindaco Francesco Casini prova a dare una sferzata di ottimismo: “Siamo in vantaggio, dobbiamo consolidare in questo collegio il risultato importante che ha avuto il Pd nelle scorse elezioni conquistando due seggi”. Il segretario metropolitano Marco Recati lancia un appello al voto utile: “Giani ha riavvicinato la gente alle istituzioni andando di persona in ognuno dei comuni toscani: è solo votando per lui che si può impedire che vinca un modello sbagliato di società. Qualsiasi altro voto è sprecato”.
Parte la carrellata dei candidati. Massimiliano Pescini, Fiammetta Capirossi, Cristiano Benucci, Barbara Cagnacci, Annamaria Cariglia sottolineano i cinque anni di governo serio e di difesa dei valori del modello toscano: dalla sanità pubblica, all’accoglienza, alla solidarietà. “Siamo una cosa diversa dalla destra, abbiamo dei valori”, dicono.
Si toccano molti argomenti, però nessuno pronuncia la parola “referendum”: tema oggi troppo divisivo nel Pd e questo è il momento dei richiami all’unità. Il “nemico” è alle porte. Anzi, è già entrato e c’è da combattere casa per casa. Tra otto giorni si vota.