Dove eravate la notte del 17 giugno di cinquant’anni fa? Io lo ricordo come fosse oggi. Ho in mente l’immagine, in bianco e nero come quelle che passavano in tv, di me stesso seduto sul divano del salotto e di mio padre, accomodato sulla poltrona alla mia destra. Solo noi due nel cuore della notte per seguire la semifinale del Campionato del mondo in Messico: Italia contro Germania Ovest.
Inizio a mezzanotte, ora italiana. A pochi giorni dal mio quindicesimo compleanno avevo ottenuto la deroga per fare le ore piccole, di solito concessa solo in occasione della fine d’anno.
Dei novanta minuti regolamentari ricordo poco (anche se negli anni a seguire mi è capitato mille volte di rivedere le azioni). Seguivo in particolare le mosse di De Sisti, capitano della Fiorentina scudettata l’anno prima, e mio beniamino. Soffrivo ancora pensando a Bertini con la maglia dell’Inter e a Riky Albertosi con quella del Cagliari. Ho ben nitida anche l’immagine di Franz Beckenbauer che, esaurite le due sostituzioni, gioca con il braccio al collo per una spalla lussata. Onore al “nemico”.
I due tempi supplementari da cuori forti, invece, li ho stampati in mente minuto per minuto, come, credo, tutti coloro che ebbero il privilegio di vedere in diretta la “partita del secolo”. Così come il commento di Nando Martellini, così compito ed elegante, anche nei momenti più travolgenti, rispetto agli urlatori odierni.
Quando intorno alle due e mezzo, qualche minuto dopo il gol vittoria di Rivera, l’arbitro decretò la fine della partita promuovendola dalla cronaca alla storia, anzi, alla leggenda, rammento di essere schizzato in terrazza a vedere cosa stava accadendo. Non abitavo ancora all’Antella (ci sarei arrivato qualche settimana dopo) ma all’angolo tra via Bolognese e via Trieste.
Nei condomini circostanti, ovunque finestre illuminate, anche se eravamo nel cuore della notte. Gente affacciata ai balconi che esultava, qualcuno che sventolava il tricolore. Nell’aria le note di I say a little prayer di Burt Bacharach, la melodia che accompagnava il monoscopio con la scritta “Mexico 70” in attesa dell’inizio delle partite e dopo la fine del collegamento, diventata colonna sonora di una notte per me indimenticabile.
Io c’ero. Voi?