Per il telefono c’era la Teti, per la nettezza c’era l’Asnu, per il gas c’era l’Italgas e per il trasporto pubblico c’era, e c’è, l’Ataf. Ma ancora per pochi giorni. Il primo novembre lo storico marchio sarà sostituito da quello della nuova società Autolinee Toscane, che intanto si è messa avanti smontando l’insegna che campeggiava nella sede del viale dei Mille.
A Firenze e dintorni Ataf è sinonimo di autobus: ho preso l’Ataf, ho perso l’Ataf, sono salito sull’Ataf.
Il mio primo nitido ricordo risale alla metà degli anni Sessanta, quando talvolta prendevo l’Ataf, il 25, abitavo in via Bolognese, per andare alla scuola elementare Salviati, alla Lastra. Ho stampata nella memoria l’immagine del bigliettaio, appollaiato sul suo predellino leggermente sopraelevato, che, aiutato dal ditale di gomma, staccava i biglietti da 50 lire col ritmo di una mitraglia.
Quando capitava di montare su una vettura a due piani era festa grande per noi bambini. Che spasso salire la scaletta e poter vedere il mondo improvvisamente dall’alto in basso!
All’Antella il 32 fermava in piazza, tra la chiesa e il bar d’angolo. Ne ho sempre fatto un uso molto modesto, lo confesso. Ho avuto la fortuna di avere il motorino a 14 anni e gambe da bici per le domeniche di austerity, quando la domenica, a causa della crisi petrolifera, le auto dovevano stare ferme e l’Ataf era regina (anche se la salita di via di Pulicciano con mia sorella in canna era un’impresa epica).
Tuttavia l’Ataf, nell’immaginario collettivo, è qualcosa che appartiene a tutti noi. Fa parte della microstoria di ogni fiorentino. Vetture calde d’estate, con i finestrini spesso bloccati chiusi; fredde d’inverno, con le ventate che entravano di prepotenza, al seguito dei passeggeri in salita ad ogni fermata, facendo raggelare coloro che avevano appena usufruito del tepore collettivo.
I bus dell’Ataf, prima verde bottiglia, poi arancio pastello, oggi bianchi e rossi, hanno colorato il trascorrere del tempo sulle vie della città. No Ataf, no traffic.
C’era una volta l’Ataf… racconteremo ai nipoti.