Le critiche ai nuovi strumenti urbanistici (Piano Strutturale e Piano Operativo) di Bagno a Ripoli per l’eccesso di “cemento” vengono rintuzzate dall’Amministrazione comunale. E’ stata in particolare Legambiente che, citando anche le osservazioni di Regione, Soprintendenza e Città Metropolitana, ha messo sotto accusa le previsioni urbanistiche, in questi giorni in discussione in Commissione prima di arrivare in consiglio comunale (vedi articolo).
I numeri: rispetto al residuo di quello vigente (datato 2014), il nuovo Piano Strutturale prevede: 335 metri cubi in meno di nuova edificazione e 9.132 metri quadri di recupero.
“Francamente non so più di che si parli a me sembra ormai diventato un disco rotto questa storia. Non è così. Già da alcuni anni – afferma il sindaco Francesco Casini – è stato deciso di dimezzare le previsioni di Antella, sono state superate come sappiamo le previsioni di Capannuccia. A Ponte a Niccheri la previsione di realizzazione di una grande struttura sociosanitaria è stata cancellata per fare spazio ad area per attrezzature scolastiche, per realizzare il nuovo polo nido-infanzia. È infine decisione di oltre un mese fa di ridurre in modo importante le previsioni sul Pian di Ripoli”.
“Sul lato piano strutturale, aspetto decisamente importante – aggiunge il sindaco -, è proposta una fortissima riduzione delle previsioni per nuova residenza potenziale su Bagno a Ripoli, che resta uguale a quella precedente: non un metro quadro in più. Tutto questo è stato presentato alla Commissione urbanistica già diverse settimane fa. Adesso la palla è in mano alla Commissione consiliare che deciderà in merito e che spero proceda più velocemente possibile per arrivare presto all’approvazione dei nuovi strumenti urbanistici necessari, non ancora rinviabili, e molto attesi dai cittadini e dalle imprese”.
“Abbiamo già lavorato con i consiglieri comunali del Pd e della maggioranza, all’adozione, al contenimento e alla riduzione del potenziale edificatorio del piano – dice l’assessore all’urbanistica Paolo Frezzi -. Alcune previsioni, come quella di Osteria Nuova o quella di Bagno a Ripoli collegata alla realizzazione del by pass di via Roma, sono già state stralciate. Abbiamo inoltre deciso di rivedere il dimensionamento totale del piano strutturale rientrando in quello attualmente in vigore che risale al 2014 e di diminuire la quantità di nuove costruzioni a beneficio della quota per il recupero dell’esistente”.
“Da due settimane il lavoro si è spostato in commissione dove, con le risposte alle osservazioni dei cittadini e ai pareri degli enti – precisa Frezzi -, andremo a trovare una nuova sintesi che garantisca un minore utilizzo del suolo ma, al tempo stesso, consenta alla nostra comunità di aggiungere funzioni e servizi di tipo culturale, sociale e produttivo a favore della collettività. Il tutto in un’ottica complessiva di riequilibrio garantita, ad esempio, dalla realizzazione del grande parco urbano a Bagno a Ripoli che diventerà un nuovo cuore verde a disposizione di tutta la cittadinanza”.
Quando si fa un nuovo Piano quello precedente scade, viene meno e quindi non c’è nessun obbligo a mandare avanti previsioni che tra l’altro risalgono, per effetto di un trascinamento, al Piano Zampoli del 1999, ben 23 anni fa e di acqua sotto i ponti ne e’ passata sia in termini di natalità, sempre più negativa, che di cambiamenti climatici sempre più evidenti ed incalzanti. Di abitazioni in tutti questi anni ne sono state realizzate tantissime per un fabbisogno sempre più in dimuzione con la conseguenza di un inutile e dannoso consumo di suolo. Uno spreco vero e proprio. Non solo ma questa amministrazione, dietro cavilli burocratici, non ha inserito nelle proprie previsioni e quindi nel dimensionamento massimo del Piano Strutturale ben 22.000 metri quadri di nuove costruzioni che in parte si stanno già realizzandro all’interno del Centro Viola. Come se trovandosi in area rurale e trattandosi di strutture sportive non fosse anche questo consumo di suolo. E’ una vera e propria offesa al buon senso dire che questi 22.000 metri quadri non contano, che ce lo permette la legge 65/2014 di non conteggiarli nel nuovo Piano. Ma noi li vediamo questi nuovi edifici, eccome, e vedremo anche i campi sintetici, gli stadi, noi sappiamo che quel suolo dove adesso stanno nascendo tutto questo e’ un suolo morto e che per riprodurlo occorrono tra i cento ed i mille anni. Andiamo quindi a sommare questi 22.000
metti quadri a tutto ciò che, seppur ridotto rispetto al piano adottato, si prevede di realizzare nei prossimi anni. Mi spiace ma non tiene proprio questa insistente giustificazione di fare meno di quello.che si prevedeva nel 2011 che era la conferma, anche se parziale di quello che si prevedeva nel 1999, Questa Giùnta e questo Consiglio potevano decidere di imoccare la strada, finalmente, del consumo zero di suolo, salvo quello necessario, per esigenze documentate, ad imprese e attività economiche ad espandersi, ma non e’ stato cosi’. Punto., Continueremo a mantenere il primato di consumatori di suolo a livello regionale. Ma non c’è ne faremo una ragione, perché una ragione non c’è.
Concordo. Non è che non si costruisce più nulla, semplicemente, come un disco rotto, vengono riproposte previsioni edificatorie vecchie che già a suo tempo non avevano alcuna giustificazione ed ora a maggior ragione sono ancor più ingiustificate.
La popolazione è ulteriormente calata, le tendenze demografiche continuano ad essere negative annullando l’effetto della frammentazione dei nuclei familiari e i cambiamenti climatici che stiamo già sperimentando non consentono che si consumi un metro quadro di territorio in più rispetto a quanto già consumato, a meno che non sia strettamente necessario.
A Bagno a Ripoli qualsiasi eventuale necessità abitativa trova ampio margine di soddisfazione nella risistemazione e nel restauro delle abitazioni esistenti, molte di queste grandi e vuote, e l’edilizia può avere impulso anche con questo, come dimostra, sia pure con qualche difficoltà, l’esperienza del Superbonus.
Un territorio può essere vitale e produttivo anche senza costruire, se la si smettesse di espellere l’agricoltura dal territorio, soprattutto nel Pian di Ripoli.