Fin che la barca va, lasciala andare cantava Orietta Berti negli anni Settanta. Lo sperano anche i progettisti della “Barchetta magica” (http://www.labarchettamagica.it/), un drone di due metri che tenterà di attraversare l’Oceano Atlantico, impresa ancora mai riuscita a nessuno, partecipando alla Microtransat Challenge. Il “timone virtuale” del drone sarà in mano anche ad un giovane di Grassina, Andrea Bertini, studente di ingegneria meccanica, che insieme ad Andrea Montagni, di Borgo Sal Lorenzo, da poco laureato in ingegneria elettrica e dell’automazione, hanno dato corpo ad un’idea apparentemente pazzesca.
Bertini, come nasce questo progetto?
Nasce dalla tesi di laurea di Marco Montagni. Un professore ci ha messi in contatto e abbiamo iniziato a lavorare insieme dall’ottobre dell’anno scorso. Abbiamo sviluppato sistemi che mancavano al progetto iniziale, affinato algoritmi, aggiunto l’accorgimento, determinante, di chiusura vele se il vento supera una certa soglia di intensità.
Che dimensioni ha la “Barchetta magica”, come l’avete battezzata?
E’ lunga 195 cm, può entrare entrare in una Yaris per essere trasporta; larga circa 50 cm, altezza 30/40 centimetri al fondo chiglia più un metro di deriva con attaccato un bulbo di 8 chili. L’albero ha un’altezza di 1,50 metri; la superficie velica è 1,42 mq; pesa 20 chili.
L’oceano può riservare onde pericolose.
La navigata durerà tre mesi, sceglieremo una finestra di bel tempo. Comunque lo scafo scagliato da un’onda può ‘atterrare’ da 5 metri di altezza senza danni. Se l’onda non frange nessun problema a salire o scendere. Abbiamo inserito un dispositivo per rallentarla e non ingavonarsi di punta.
I sistemi applicati sulla “Barchetta magica” possono essere trasferiti su barche di dimensioni normali?
Certo. Più la barca è grande e meno problemi dà. Per esempio dal punto di vista energetico una barca normale non ha bisogno di tutta la superficie coperta da pannelli solari. Oggi ci sono anche tecnologie che permetteno di mettere pannelli solari sulla vela. Ma non ne esistono ancora con tale flessibilità da avvolgersi su albero di diametro così piccolo.
Che uso vedete per la “Barchetta magica”?
Analisi delle acque per Arpat, per esempio. Il drone può navigare senza personale e senza carburante, non inquina, non fa rumore. Nel turismo, perché è in grado di evitare ostacoli grazie a reti neurali addestrate a riconoscerli a distanza, anche se sono molto piccoli.
Quanto costa il drone?
Il prezzo varia in base alla sensoristica a bordo, può andare sui 50mila euro come valore di mercato. Negli Usa un nostro competitor, con un drone di cinque metri, ha raccolto attraverso un fondo di investimento 90 milioni di dollari. Con quella somma ha costruito 200 droni che quindi valgono 450mila dollari l’uno.
In Italia avete concorrenza?
A cimentarsi in questa competizione internazionale saremo solo noi.
Come vi siete allenati?
In mare davanti al porto di Cala de Medici, a Castiglioncello. Abbiamo fatto test a Bilancino e ai Renai. C’è in programma a breve la traversata da Piombino all’Elba. Tuttavia la traversata dell’Altlantico è più facile dei test che abbiamo fatto, il vento è sempre in poppa e la rotta lineare. La “Barchetta magica” dovrà percorrere 6.273 chilometri, da Las Palmas a Cuba, 1.800 ore di viaggio ad una velocità media di 3 nodi.
Che tipo di competizione è la Microtransat Challenge?
Esiste dal 2010. E’ una competizione per barche a guide autonoma che ha come obiettivo la traversata dell’Oceano Atlantico. Ad oggi ancora nessuno è riuscito nell’impresa, motivo per il quale qualcuno ha persino parlato di tale obbiettivo come dell’Everest della navigazione autonoma. Per dimostrare l’affidabilità e le capacità del veicolo da noi sviluppato vogliamo riuscire proprio in tale obbiettivo, e lo faremo seguendo la cosiddetta “rotta di Colombo”.
Per finanziare il progetto dovete raccogliere 10mila euro ed avete puntato sul crowdfunding (https://www.indiegogo.com/projects/magicboat-a-drone-for-life#/). Come sta andando?
Siamo a circa 4.000 euro. Però avremo nuovi pannelli solari, migliori di quelli cinesi usati finora, grazie alla donazione di una società e un’importante azienda del settore ci fornirà il parco batterie. Questo ci aiuta molto. Abbiamo la vela a disposizione per possibili sponsorizzazioni, magari qualche ditta del settore moda potrebbe essere interessata.