Stavolta il dibattito non è tra “verde” e “cemento” ma tra due concezioni di verde. Lo si potrebbe sintetizzare così: parco urbano si nasce o si diventa? In ballo l’area verde di circa otto ettari che si estende fra Sorgane e Bagno a Ripoli destinata, nei piani dell’Amministrazione comuale, a diventare il nuovo parco urbano della zona (vedi il progetto).
Il Coordinamento fra 14 associazioni ambientaliste di Bagno a Ripoli contesta il progetto del Comune. Ieri (sabato 28 maggio) al giardino dei Ponti è stata organizzata un’iniziativa dal titolo emblematico: “Il parco che c’è già”.
Al progetto del Comune, che prevede la realizzazione di un camminamento in legno e di alcune strutture ricreative all’interno dell’area (biblioteca, chiosco bar, campetti per attività sportive), il Coordinamento contrappone una visione conservativa dei luoghi.
Valerio Pellegrini, presidente di Arca, e Carlo Milano, presidente di Legambiente Bagno a Ripoli, indicano i tre “comandamenti” che, a loro avviso, dovrebbero guidare l’Amministrazione comunale nella creazione del parco.
Primo: l’intervento dovrebbe consistere esclusivamente in un restauro conservativo dell’attuale parco, con recupero e sistemazione degli antichi sentieri usati dagli agricoltori del Pian di Ripoli, senza l’aggiunta di strutture di qualsiasi tipo; non un giardino attrezzato ma un parco naturale.
Secondo: curare i collegamenti del parco con l’area sovrastante (la parte più alta della collina che domina Sorgane) a metà fra i comuni di Bagno a Ripoli e Firenze; con la collina di Baroncelli e con il costituendo parco dell’Arno.
Terzo: costituire un percorso di partecipazione popolare per la realizzazione e la cura del parco, sfruttando le norme sui beni comuni.
Queste indicazioni sono state presentate sotto forma di osservazioni ai nuovi strumenti urbanistici del Comune di Bagno a Ripoli, che dovrà valutarle e fornire una risposta.
Sarebbe bene curare i fossati esistenti e magari creare un’area umida dove gli uccelli acquatici di passo possano fermarsi come era in antichità. La zona era detta “i ponti” proprio per i suoi acquitrini. Saranno fastidiose le zanzare, ma fanno parte dell’equilibrio. Ricordo che a fine percorso i fossati e le sorgenti sulla collina finiscono in un fiume tombato che passa sotto a via Amendola e che spesso esonda dalle caditoie. Una zona dalla delicata idrogeologia. Si può fare un parco ma rispettandone le caratteristiche. Niente vieta di inserire puntualmente delle sedute o aree di sosta, ma sempre nel rispetto: è bello ammirare specie animali e vegetali nel loro ambiente. Questo è il punto di forza.