Archeologi in azione nelle terme romane di via della Nave. Gli esperti della Soprintendenza archeologica, di belle arti e paesaggio hanno iniziato il lavoro di riqualificazione del sito per garantire la conservazione dell’antico “bagno” che con ogni probabilità dà il nome al comune. Lo scavo sarà ripulito, i reperti saranno catalogati, verrà pareggiato il declivio dell’area in vista di una sua più ampia fruibilità e installata cartellonistica descrittiva.
“Due anni fa la Soprintendenza e il Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze hanno avviato una serie di studi per la valorizzazione e fruizione degli spazi archeologici del nostro comune con l’obbiettivo di garantirne la conservazione mantenendone la memoria – dicono il sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini e l’assessora alla cultura Annalisa Massari -. Il piano di salvaguardia ha l’obbiettivo di preservare lo scavo dai danni inevitabili dell’inquinamento e degli agenti atmosferici che la stanno degradando, valorizzandone la conoscenza e riqualificando nel tempo l’intera area, a vantaggio della sua fruizione da parte della cittadinanza”.
Che la storia di Bagno a Ripoli sia antica, lo dimostrano i ritrovamenti di manufatti in pietra che testimoniano la presenza umana nel territorio fin d’Età Neolitica. Nel periodo etrusco romano la posizione strategica del comune, situato nei pressi di importanti vie di comunicazione e itinerari transappenninici, facilitò lo sviluppo dei primi insediamenti ripolesi.
Uno di questi era il centro abitato dell’antica Quartum, riportato in parte alla luce da una campagna di scavi avviata dagli anni ottanta del secolo scorso, coordinata dal professor Fabio del Bravo e condotta da numerosi volontari nel corso degli anni, il cui sforzo ha permesso di scoprire i resti di un complesso sistema di edifici, per lo più risalenti all’età romana imperiale, costruiti su un’area urbanizzata sin dal III secolo a.C.
Tra le varie strutture ridonate alla comunità ripolese vi è anche il grande speco d’acque in opus reticolatum di via della Nave, con archi e volte in laterizi, le cui caratteristiche lasciamo supporre una funzione termale da cui probabilmente proviene il futuro toponimo “Bagno”. Alcuni reperti mobili, ovvero monete e soprattutto una serie di bicchieri di vetro risalenti al II° secolo d.C., oggi conservati presso l’Antico Spedale del Bigallo, testimoniano inoltre un certo livello di agiatezza per gli abitanti della futura Bagno Ripoli.