La definizione “tassa sul morto” non piace all’Amministrazione comunale, ma di fatto questo è. La nuova regolamentazione del diritto di trasporto delle salme è stata approvata ieri dal Consiglio comunale di Bagno a Ripoli con il voto favorevole di Pd e Cittadini di Bagno a Ripoli e il voto contrario di Cittadinanza attiva, Lega e Forza Italia. Prevede il pagamento di un diritto fisso al Comune per il trasporto delle salme al crematorio di Ponte a Ema o ad uno dei cimiteri di Bagno a Ripoli.
Il pagamento non è dovuto se il defunto era residente a Bagno a Ripoli o nelle zone limitrofe (parrocchie di confine come S. Piero a Ema, S.Martino ai Cipressi, S. Giusto a Ema, S. Pietro a Ripoli). Per chi arriva dagli altri comuni della Città metropolitana il diritto fisso ammonta a 100 euro, per i residenti fuori dalla Città metropolitana di Firenze, 150 euro.
La vicenda ha avuto un iter tormentato, ancora non concluso. Il pagamento era stato istituito dal Comune di Bagno a Ripoli nel dicembre del 2018 e riguardava il trasporto delle salme al crematorio di Ponte a Ema. La Confraternita del SS Sacramento di San Piero a Ema, che lo gestisce, aveva vinto il ricorso al Tar e l’Amministrazione comunale si era appellata al Consiglio di Stato, il cui pronunciamento deve ancora avvenire.
Il “tallone d’achille” della norma era che la tassa colpiva solo le salme dirette al crematorio. Per questo gli uffici del Comune sono corsi ai ripari riscrivendo un regolamento che prevede il diritto fisso di trasporto per le salme destinate anche ai cimiteri.
La tesi del Comune a sostegno dei diritto fisso, illustrata ieri dalla consigliera Paola Nocentini e sostenuta dal sindaco Francesco Casini, è che gli obblighi di registrazione del passaggio sul territorio comunale implicano un aggravio di lavoro per gli uffci dello Stato civile e quindi un costo per la comunità di Bagno a Ripoli.
Secondo le opposizioni, Sonia Redini (Cittadinanza attiva) e Paola Frosali (Lega) il pagamento non è giustificato dai costi sostenuti e va a colpire l’attività della Confraternita, associazione che non ha fini di lucro. “Di fatto è una forma di ricatto nei confronti di Confraternita e Parrocchia – ha sostenuto Redini (che nel dicembre 2018 si era astenuta) – per ricontrattare la convenzione con il Comune (stipulata per 99 anni ndr) e ottenere il pagamento di un canone, così come avviene a Firenze col crematorio di Trespiano”. “Va però tenuto conto – ha concluso Redini – che i proventi del crematorio vengono reinvestiti per la manutenzione del cimitero di Ponte a Ema, che è un fiore all’occhiello tra i cimiteri di Bagno a Ripoli, e per mantenere tariffe sociali dei servizi offerti”.
“Azione subdola per rivedere la convenzione che è a canone zero – ha ribadito Paola Frosali (Lega) -. Non si apre così un tavolo di discussione”.
“Respingo al mittente le accuse di ricatto – si è difeso il sindaco Casini – L’aggravio del diritto fisso non pesa sui cittadini di Bagno a Ripoli, il crematorio è su terreno comunale ed è un’attività imprenditoriale. Si tratta di evitare un danno erariale. Facciamo ciò che fanno tutti i Comuni che hanno un forno crematorio sul loro territorio”.
“Il diritto di cremazione – ha ricordato Nocentini – è riservato ai soci della Confraternita e ai parenti, come recita il loro statuto. In realtà arrivano da ogni parte d’Italia e chi viene qui lo fa per pagare meno e fare prima perché non ci sono lunghe attese. Per il Comune c’è un un onere di registrazione, perché le cremazioni sono passate nel corso degli anni dal 2 al 50 per cento rispetto ai defunti. Ora sono circa 3.000 l’anno. In fondo anche il Comune non ha scopo di lucro, chiede solo un diritto fisso da redistribuire ai cittadini di Bagno a Ripoli”.