
È uscito il ventunesimo Annuario del Crc Antella 2024 a cura di Massimo Casprini con il titolo “all’insegna della Convivialità”. Oltre a un vero e proprio calendario che ricorda tutti gli eventi accaduti nel corso del 2024, arricchiti con fotografie, si possono leggere due articoli sul calcio. Uno propone una serie di cartoline d’epoca della vecchia Fiorentina quando giocava nel campo di via Bellini; l’altro ricostruisce, una volta per sempre, la nascita e la storia della Unione Sportiva Antella.
Seguono poi alcune curiosità: il biliardo “esotico”; il lupo mannaro all’Antella!; come si pescava nel tempo passato. Non poteva mancare il capitolo sulla storia del paese con alcuni articoli:
Un albero sul campanile della Pieve!; La scoperta di una strada medievale; L’escursione alla fonte del Mascherone.
La sezione diari presenta quest’anno quello di Tina Corsani della Croce a Balatro.
Ma c’è soprattutto un articolo di Casprini che alimenterà il dibattito fra gli antellesi, o antellini o, magari, antellani. Un articolo che scioglie proprio questo dilemma.
Antellesi o Antellini o Antellani
Eterna domanda, infinito dilemma che ogni tanto ricorre nelle menti e nelle conversazioni degli abitanti dell’Antella: si chiamano Antellesi? Antellini? Antellani? Quien sabe! Non esiste un motu proprio granducale, né un regio decreto, né un qualsiasi documento ministeriale, né un codice araldico, né un prestigioso dizionario che stabiliscano il termine esatto da usare.
Quindi, ci affidiamo alla storia, quella consuetudinaria e quella scritta. Nelle ricerche che ormai stiamo facendo da molti anni non abbiamo mai trovato un documento che citasse Antellini, ma sempre e soltanto Antellesi.
I Dell’Antella, inurbati nella città di Firenze fin dal Duecento e, diventati una potente famiglia al tempo dei Medici, furono detti gli Antellesi in quanto originari del paese di Antella. Come del resto accadeva per tutti i gruppi di persone che quando arrivavano in città venivano identificati come “quelli del tal paese” di provenienza.
La strada da piazza San Firenze a via delle Farine, già nel primo cerchio di mura della città, si chiamava “Via degli Antellesi” in quanto lì la famiglia aveva molte proprietà e la propria torre. Sull’angolo di via delle Farine con via Condotta, oggi è rimasta una lapide con scritto “Canto degli Antellesi”, citato come fra i più importanti della città anche dall’Istituto Geografico Militare nel 1944 per identificare che, proprio su quell’angolo di vie, la illustre famiglia aveva la sua loggia dove conduceva la vita economica, politica e sociale.
E ancora. «Nel XII secolo nella Città nostra parmi che si possa pensare fossero gli Antellesi Signori, per usare il termine degli antichi scrittori Capitani» – ha scritto il Cantini nel 1796.
Nel 1200 si legge che «il Canto degli Antellesi è detto dalle lor case poste dentr’al primo cerchio di mura». Nel 1390 il novelliere Franco Sacchetti ricordò i nove membri illustri della famiglia degli “Antelesi”. In tutto il carteggio di Michelangelo Buonarroti il Giovane conservato presso Casa Buonarroti e riferito agli anni 1599/1633 sono più volte citati i “Pastori Antellesi”.
Nel 1608 Camillo Rinuccini scrisse: «La nobile schiatta degli Antellesi a cui non manca né splendore né antichità». Inoltre, Donato Dell’Antella, un nome eccellente di quella famiglia, nel suo testamento del 1666 ricorda che il «Cognome dell’Antella, in latino è semplicemente Antellesis».
Anche Anton Maria Salvini, nel 1722, nel suo libro Serie de’ Senatori Fiorentini riporta i nomi “degli Antellesi”. Come non ricordare Bindo Simone Peruzzi che nel 1740 intitola il suo poema Decameron Le Antellesi. Ma non è finita. A confondere ancora di più le acque, agli inizi del Novecento è arrivato il noto scrittore e giornalista Gaetano Imbert che ha azzardato il molto improbabile ed estemporaneo termine Antellani intitolando un suo libretto Bozzetto Antellano” stampato a Firenze nel 1907 da La Rassegna Nazionale nel quale ripercorre gli eventi e i personaggi del famoso salotto di Emilia Peruzzi nella villa La Torre all’Antella di cui fu un assiduo frequentatore ed anche membro della locale Banda musicale.
Crediamo che questi esempi siano sufficienti, una volta per sempre, per tacitare chi si ostina, ancora oggi, a non chiamarli Antellesi.