Antella-Uzbekistan e ritorno, alla scoperta di un Paese accogliente dove la gente sorride al forestiero e l’incrocio di sguardi rivela curiosità, non diffidenza.
In 26 (con una folta rappresentanza antellese) hanno aderito alla proposta turistica dell’agenzia Ghan Travel, appoggiata al tour operator Francorosso, per un viaggio nel paese asiatico. L’Uzbekistan è una delle ex repubbliche sovietiche, incastonato fra Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Afghanistan e Turkmenistan. Prevalenza di musulmani, ma stato laico e democratico.
Un territorio che nel corso dei secoli ha patito le devastazioni dei mongoli, ha conosciuto l’opulenza della via della seta, ha subito la dominazione sovietica, ha festeggiato la riconquista della libertà.
Partenza dai Giardini della Resistenza in pullman. Decollo da Milano Malpensa con atterraggio all’aeroporto di Urgench e prima tappa a Khiva. Angeli custodi del “gruppo vacanze”, le guide turistiche Monica Rizza, pontederese giramondo, e Tamila, uzbeka doc, interprete, capace di sfoderare una proprietà di linguaggio da far impallidire parecchi nostri connazionali, compreso qualche abitué dei salotti televisivi.
Sotto un sole che spacca le pietre, le mura di Kiva risuonano delle scolaresche locali in gita (sotto questo aspetto tutto il mondo è paese). Sono giorni di festa per la fine del Ramadan e ragazzi e ragazze ballano per strada l’antica “danza del sale”. Protagonisti i movimenti di mani e testa, più del mulinare delle gambe.
Le fortificazioni che circondano il centro storico paiono castelli di sabbia costruiti da un gigante. Il colore è omogeneo, opaco. Spicca, però, il turchese delle decorazioni in maiolica di moschee, madrasse e minareti.
A Bukhara, anzi Bukharo, come tiene a precisare Tamila, spiegando che il finale in “a” era stato imposto dalla dizione russa sotto la dominazione sovietica (dal 1991 l’Uzbekistan ha riacquistato l’indipendenza e anche la lingua sta recuperando le proprie origini), si erge imperioso il minareto ai cui piedi, narra la leggenda, si inchinò addirittura Gengis Khan. Di notte si possono ammirare i contrasti e lo slancio architettonico che i giochi di luce osano proporre quando il solleone si riposa.
A Samarcanda, la città celebrata anche dalla canzone di Vecchioni (che però là nessuno conosce) lasciatevi avvolgere dall’immensa piazza Registan: raggiante di giorno, suggestiva di notte. Qui vi narreranno le gesta di Tamerlano, l’eroe nazionale, i cui resti sono conservati in un imponente mausoleo.
In Uzbekistan si intrecciano storia e leggenda, il vero trascolora verso il verosimile condito con un pizzico di fantasia. I racconti della suadente voce di Tamila parlano di principi e principesse, ma anche di teste mozzate. In ognuno, però, traspare il profondo amore per la sua terra e l’orgoglio, senza superbia, di essere uzbeka.
E non meravigliatevi se per strada qualche ragazza o ragazzo vi fermerà mentre vi aggirate fra le bancarelle. Non vuole vendervi niente (fra l’alto scordatevi l’insistenza talvolta molesta dei Paesi del Nord Africa), vi chiederà di potersi fotografare insieme a voi. Chi ancora non ha la possibilità di girare il mondo, deve cogliegliere l’occasione quando il mondo gli transita accanto.
Un viaggio perfettamente organizzato grazie a Monica, efficiente e affidabile come un sergente dei marines e al contempo cordiale e affabile come un’amica di famiglia; a Tamila, appassionata affabulatrice di storia e storie; a Federico Conti, titolare dell’agenzia Ghan Travel di Antella, e a sua moglie Francesca, che hanno “accudito” il gruppo con garbata professionalità.
Ci siamo stati io e mia moglie il mese scorso, come (quasi) sempre da soli. Viaggio facile, economico, bello. Non c’è bisogno di nessuna guida.