In questi giorni, all’Antella, pare ci sia una sorta di “caccia al tesoro” organizzata da Pavimetal, l’impresa che sta costruendo la terza corsia. Ogni palo è buono per i volantini contraddistinti da una bella freccia bianca su sfondo azzurro e sotto la scritta “Percorso alternativo via Romanelli”, che per vederla, soprattutto da un’auto in movimento, ci vuole il binocolo. Da giovedì scorso è stato chiuso, per lavori, il cavalcavia della strada (e resterà così fino a giovedì 9 agosto). Gli abitanti della zona oltre l’autostrada devono fare un bel giropesca per arrivare all’Antella, passando per via di Petriolo, via del Fossato, via Peruzzi. Non è la prima volta che capita e, purtroppo, non sarà l’ultima. Ormai sono “allenati”, certamente quei cartelli non sono per loro che il “percorso alternativo” lo conoscono a memoria, anche se talvolta scatta la (brutta) sosrpresa.
Mettiamoci però nei panni di qualcuno che, ignaro della chiusura, debba arrivare a destinazione: un corriere, un fornitore, un amico, l’esattore delle tasse, l’amante, fate voi. Come può scoprire, con un colpo d’occhio dall’auto, che quelle strane frecce indicano il percorso da Camel Trophy per arrivare nella zona alta di via Romanelli? Come riuscire a leggere cosa c’è scritto senza rischiare di tamponare chi ti precede o investire chi attraversa? Come non pensare che quei foglietti svolazzanti alle rare folate di vento caldo agostano siano una seria indicazione stradale e non il percorso per un gioco di società o i suggerimenti per l’approdo ad una festa? Davanti al negozio TuttiFiori, in piazza Peruzzi, c’è anche l’imbarazzo della scelta: seguire la freccia che ti manda a sinistra o quella con la scitta “Daniele e Irene” che punta verso destra? Rubo per il commento il titolo a un romanzo di Robert Shaw: situazione disperata ma non seria.
Cialtroni!