A 75 anni dalla morte nella tragedia di Superga (ieri, 4 maggio, il ricordo a Torino) cerimonia di commemorazione al Cimitero monumentale della Misericordia dell’Antella, dove è sepolto Romeo Menti, giocatore della Fiorentina e del Grande Torino.
All’appuntamento, organizzato da Franco Mariani, custode dei valori della Misericordia dell’Antella, hanno partecipato il presidente della Regione Eugenio Giani, il sindaco di Bagno a Ripoli, Francesco Casini, il governatore della Misericordia, Paolo Nencioni, il suo vice Pino Carriero, l’assessore Francesco Pignotti e, soprattutto, Niccolò Menti, nipote di Romeo.
Niccolò, che vive a San Piero a Sieve, ha nel sangue il dna di due protagonisti del Grande Torino, periti nell’incidente aereo. E’ nipote di due nonni morti nel fiore degli anni e della carriera calcistica ed entrati nella leggenda. Niccolò Menti è, infatti, figlio di Cristiano Menti e di Ardea Grezzar, figlia di Giuseppe Grezzar, mediano della squadra granata.
Dopo un minuto di silenzio davanti alla tomba di Menti, sindaco e governatore hanno deposto un mazzo di fiori. Poi Mariani ha tratteggiato la figura del calciatore e dell’uomo che, nonostante fosse stato ceduto dalla Fiorentina al Torino, rimase così legato a Firenze da non voler trasferire la famiglia. Il suo corpo, fra le lamiere dell’aereo precipitato a Superga, fu identificato perché sul retro del bavero della giacca, nonostante indossasse da tempo la maglia granata, portava un distintivo con il giglio.
Ora quel piccolo, perzioso, cimelio, che è di proprietà della famiglia Menti, è esposto al Museo del calcio di Coverciano.
Per questo legame stretto con Firenze, la famiglia decise di farlo tumulare nel cimitero dell’Antella e, per non fare torto né ai colori viola, né a quelli granata, fu deciso di mettere sulla lapide una foto di Romeo Menti con la maglia della Nazionale Italiana indossata sette volte (con 5 reti).
“Sono emozionato e commosso – ha detto Niccolò Menti, ringraziando per la cerimonia – Il ricordo dei nonni è sempre vivo, lo tongono vivo oggetti e immagini di allora. Purtroppo mi manca non poter sentire la loro voce”.