Continua a distanza la “battaglia” tra i sostenitori del Sì alla riforma costituzionale e quelli del No. Nei giorni scorsi in piazza Peruzzi, all’Antella, è spuntato il banchino del Pd (fronte governativo, perché ci sono anche i piddini dissidenti). Stamani è stata la volta dei contrari alla riforma impegnati nella raccolta delle 500mila firme necess
arie ad indire il referendum popolare confermativo (previsto per ottobre). Sotto il gazebo rappresentati del Movimento 5 stelle (Caterina Notaro, Sabrina Bianchi, Claudia Lanzini, Silvia Cini), di Sinistra italiana (Carlo Milano), dell’Anpi e del Partito comunista dei lavoratori (Paolo Romanelli). “Rprendiamoci il voto – Firma – Non lasciare che gli altri decidano per te” lo slogan del manifesto, che unisce all’avversità per le modifiche alla Costituzione anche quella per la nuova legge elettorale.
Le firme vengono raccolte sia da chi è schierato per il “sì” alla riforma, sia dai comitati per il “no”. Affinché venga indetto il referendum confermativo occorrono 500mila firme. Non c’è quorum, come nei referendum abrogativi: il risultato sarà valido qualunque sia la percentuale di votanti. Nel caso non venga raccolto un numero sufficiente di firme, il referendum non verrebbe svolto e la legge sarebbe confermata automaticamente. Renzi però aveva preso l’impegno di sottoporre comunque al giudizio dei cittadini la riforma costituzionale, ecco perché anche i favorevoli sono mobilitati per la raccolta delle firme.
Ho letto solo adesso, vorrei precisare che il referendum è già indetto. La raccolta firme ha solo valore propagandistico e di raccolta fondi per chi raccoglie le firme. 1 euro a firma