Il presidente dell’associazione ambientalista L’Arca (Associazione Ripolese per la Cultura dell’Ambiente), Valerio Pellegrini, ha inviato una lettera aperta al presidente della Regione, Eugenio Giani, al sindaco della Città Metropolitana, Dario Nardella, e per conoscenza al sindaco di Bagno a Ripoli, Francesco Casini, relativa alle dichiarazioni rese dallo stesso presidente Giani sull’alluvione dello scorso 3 novembre.
Il testo:
“Non avevamo mai registrato così tanta pioggia in così pochi minuti. Quello che è avvenuto stanotte in Toscana ha un nome chiaro: cambiamento climatico. Dobbiamo impegnarci tutti per contrastarlo, senza rinunciare davanti al disinteresse altrui.”
Chi ha pronunciato queste parole? Qualche associazione ambientalista estremista, conservazionista, contraria al progresso? No, Eugenio Giani, Presidente della Regione Toscana, dichiarazione riportata sul sito “Rainews” il 3 novembre scorso.
Troppo facile, però, pronunciarle adesso, ergendosi a paladini del contrasto ai cambiamenti climatici, quando le persone toccano con mano le conseguenze più devastanti.
Queste parole dovrebbero essere pronunciate in altri momenti:
- quando si valuta la conformità al PIT / PPR degli strumenti urbanistici comunali o delle varianti agli stessi, che prevedono nuovo consumo di suolo;
- quando si decidono infrastrutture impattanti e si fanno scelte in materia di trasporti;
- quando si elaborano le politiche agricole, forestali e sull’uso dei suoli;
- quando si elaborano le politiche energetiche.
Ma in quei momenti la mente è altrove, rivolta a quelle vetuste idee di crescita infinita e presunto progresso o, come spesso avviene, alla soddisfazione di interessi puramente privati, tutto basato sullo sfruttamento indiscriminato di risorse che invece sono limitate.
Eppure è chiaro da decenni che proseguire su questa strada porta sì vantaggi immediati in termine di potere e consenso e guadagni per gli interessati, ma nel lungo periodo porta danni per tutta la collettività.
Si dirà che quanto accaduto oggi è il frutto di scelte sbagliate fatte in passato, quando in occasione delle ricorrenti alluvioni si prometteva di correggere gli errori, salvo poi ridurre tutto ad un problema di casse di espansione e gestione dei corsi d’acqua, proseguendo come se nulla fosse nella cementificazione del territorio; le più illuminatenorme a difesa del territorio, come la L.R.T. n. 65/14 ed il PIT / PPR, sono rimaste lettera morta e vengono calpestate quasi quotidianamente.
La responsabilità delle amministrazioni presenti, però, è di portare avanti queste politiche scellerate, addolcendole con belle parole, come sostenibilità, tutela dell’ambiente e con iniziative di pura facciata, come piantumazioni di alberi che poi in molti casi seccano alla prima ondata di calore, pulizia di parchi e giardini, lampade a led, ecc. Tutte iniziative importanti e condivisibili, che però devono essere coerenti con una politica di reale inversione di tendenza. Invertire la tendenza è possibile, basta applicare gli strumenti normativi esistenti: l’art. 9 Cost. che pone come principio fondamentale la tutela ambientale e paesaggistica, cui la libertà di impresa e il diritto di proprietà devono conformarsi, la L.R.T. n. 65/14 e il PIT / PPR che pongono limiti stringenti al consumo di suolo.
Da ora in avanti questa normativa deve essere applicata rigorosamente. Il rapporto ISPRA 2023 mostra molto chiaramente i livelli raggiunti dal consumo di suolo nelle aree alluvionate; altro consumo di suolo è in atto anche nella zona sud-est di Firenze, che peggiorerà la situazione.
E’ giunto il momento di dire BASTA, fermiamo queste politiche che portano vantaggi a pochi e danni a tutti.
Ma si può fare anche di più:
– migliorare la normativa sulle politiche agricole, verso la promozione ed incentivazione della agricoltura biologica e la formazione di distretti e comunità alimentari, anche per sottrarre i terreni alla speculazione edilizia;
– incentivare la costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili, per incrementare la produzione e la condivisione diffuse di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, con benefici per i cittadini più svantaggiati, piuttosto che continuare con le fonti fossili realizzando rigassificatori e devastare le montagne con i parchi eolici;
– adottare politiche di effettiva tutela delle foreste, come essenziale risorsa per la tutela della salute umana e dell’assetto idrogeologico del territorio;
– adottare un piano serio della mobilità, teso a realizzare una rete di trasporto pubblico razionale e ben funzionante, evitando così di impermeabilizzare il territorio con altre infrastrutture stradali e ferroviarie impattanti e infrastrutture aeroportuali del tutto inutili;
– migliorare la gestione del verde pubblico urbano, indispensabile per la qualità della vita dei cittadini e per mitigare gli effetti dell’inquinamento atmosferico e delle isole di calore.
Queste sono le azioni da portare avanti se veramente vogliamo impegnarci per contrastare il cambiamento climatico e attenuarne gli effetti negativi, come dice il Presidente Giani. Se vogliamo arrivare ad un vero cambiamento, è indispensabile avviare un confronto con cittadini ed associazioni, la cui partecipazione è riconosciuta fondamentale dalla normativa nazionale e regionale, e con le categorie produttive. Solo così si potrà arrivare a scelte condivise, che potranno attuare quella inversione di tendenza che stiamo aspettando da troppi anni.
Valerio Pellegrini
Presidente L’Arca
Il presidente Giani ha detto di fronte alle telecamere che non verrà costruito sui terreni ora allagati poiché ho visto che anche l’area destinata all’espansione dell’areoporto è stata invasa dalle acque questo secondo lei vuol dire che si rinuncia a costruire l’areoporto? Cosa ne pensa un giornalista informato e presente come lei nelle problematiche del territorio . Grazie
E’ una risposta che non sono in grado di darle. Il nuovo masterplan dell’aeroporto è stato già presentato, credo che tenga conto del rischio idraulico delle aree. Far discendere una decisione progettuale da una dichiarazione politica è sempre colpicato.