Don Giovanni che celebra messe, matrimoni, battesimi e funerali con omelie sempre coinvolgenti. Don Giovanni che si veste in maschera per il carnevale coi bambini. Don Giovanni con la sciarpa viola al collo perché la Fiorentina era la sua seconda fede. Don Giovanni Martini, 75 anni, ordinato sacerdote nel 1976, se n’è andato stamani, alle 10, giorno in cui si celebra la Madonna di Lourdes, dopo una lunga malattia. Da un paio di anni viveva al Convitto Ecclesiastico.
Oggi l’Antella piange il sacerdote che per vent’anni, dal 1996 al 2016, è stato non solo il parroco, ma un punto di riferimento per tutta la comunità, non solo quella credente. Ho avuto più volte l’occasione di parlare con don Giovanni degli argomenti più disparati: ho sempre trovato in lui disponibilità, acutezza di analisi, ironia, profondo radicamento nella sua comunità. Un pastore.
“Vent’anni fa in paese c’era una divisione abbastanza netta – raccontò nel settembre 2016 in un’intervista a QuiAntella (vedi intervista) -. Quando arrivai, il 7 dicembre 1996, presente il cardinale Piovanelli, mi fecero festa e rinfresco al circolo Mcl. Al termine, ancora in tonaca, andai a prendere il caffè al Circolo ricreativo culturale. Mi presentai come nuovo parroco e salutai tutti. La mattina dopo girava voce: è arrivato un prete comunista. Ricordo che la prima persona che mi venne a salutare, non lo posso dimenticare, fu Silvano Silei, allora presidente del Crc, questo mi colpì molto. Che io sappia, fui il primo a fare una cena in piazza condivisa con più di 300 persone, organizzata tutti insieme”.
Don Giovanni celebrò l’ultima messa il 18 settembre 2016. “Non sono felice di andare via dall’Antella – disse dall’altare ai parrocchiani che affollavano la chiesa – Ho dato molto in questi anni, ma assai di più ho ricevuto. Quello che sono riuscito a fare è grazie a voi che mi siete sempre stati vicini”. Poi ebbe un pensiero per il suo successore, don Moreno Bucalossi, l’attuale parroco: “Accoglietelo bene, vogliategli bene come lo avete voluto a me”.
Impossibile non ricordare le sue “scampanate” fuori ordinanza per i successi della Viola: “In effetti ho suonato le campane della chiesa per qualche particolare successo della Fiorentina – ricordò nell’intervista a QuiAntella -: la prima volta fu per la vittoria della Coppa Italia nel 2001. Ma anche in occasione della promozione in serie A, dopo lo spareggio col Perugia, e nell’ottobre del 2013 per sottolineare il travolgente 4-2 in rimonta sulla Juventus. Non tutti hanno gradito. Ho suonato le campane anche per la promozione dell’Antella e ho tenuto per un mese la bandiera sul campanile, giocando sull’equivoco: bianco e celeste sono i colori della Madonna”. Sacro e profano in un amen.
Ciao Don, Giovanni,
gran giorno hai scelto.
Nulla è per caso.
Grazie di e per tutto.
Abbraccioni!