Articolo di Sarah Bulhoes
“Di questa cessione noi non siamo stati informati. È trapelato un documento dell’azienda in cui abbiamo letto di questa intenzione. All’inizio era stata presentata in modo diverso. La società Accenture doveva entrare come partner tecnologico per dare un impulso, non che le sarebbe stato ceduto il ramo d’azienda”, ha dichiarato Andrea Becucci, dipendente della BCC Sistemi Informatici da 24 anni e rappresentante del sindacato Fiac-Cgil.
Manifestazione sindacale di protesta, stamani, in via Meucci a Ponte a Ema, dove una trentina di persone si sono radunate davanti alla sede della BCC Sistemi Informatici. Dipendenti preoccupati per il possibile trasferimento di 93 unità alla multinazionale Accenture. I manifestanti temono che questa decisione possa rappresentare “il primo capitolo di una storia che andrà a smantellare tutta l’informatica del gruppo Iccrea Banca”, ha aggiunto Becucci.
La mobilitazione, organizzata dai sindacati, riflette l’indignazione per la mancanza di dialogo da parte della dirigenza, che non ha nemmeno informato i lavoratori sulle modifiche in corso. Il progetto, inizialmente presentato come una partnership tecnologica per modernizzare l’azienda, sembra invece evolversi verso una possibile cessione di risorse umane e responsabilità che, secondo i sindacati, mette in discussione i valori del credito cooperativo.
Una possibile modifica contrattuale tiene inoltre i lavoratori in stato di allerta. “Da un contratto del settore bancario dobbiamo passare a un contratto del settore metalmeccanico. Questo però avverrà dopo una fase di contrattazione. Almeno lo speriamo”, ha aggiunto Simone Magnelli, della First Cisl.
Anche i rappresentanti locali hanno espresso il loro sostegno. Per il Comune di Bagno a Ripoli era presente Sandra Baragli, assessora alle politiche sociali: “I lavoratori sono preoccupati perché l’esternalizzazione del servizio porterà via del know-how all’azienda”.
I manifestanti hanno sottolineato che la lotta non riguarda solo la difesa dei posti di lavoro, ma anche la salvaguardia del modello cooperativo. Yuri Domenici, della Fisac Cgil, ha evidenziato come pratiche di questo tipo mettano in discussione i valori fondamentali dell’azienda. “La paura, con l’arrivo di una multinazionale, è di perdere i nostri posti di lavoro. Perché l’obiettivo dell’azienda è aumentare i profitti. Ma quando un’azienda di credito cooperativo adotta queste pratiche, va contro i suoi stessi principi”.