Ci sono già circa 200 firme sotto la petizione che chiede la “sopravvivenza” della fioraia del cimitero di Ponte a Ema. “Clienti abituali che acquistano qui i fiori per i loro cari, ma anche occasionali che si rivolgono a noi per un mazzo di rose per San Valentino”, dice Aida Angelica Rocio Chanwaiy, la titolare dell’attività che a giorni dovrebbe chiudere.
Nel gennaio dello scorso anno è arrivato lo sfratto dalla Confraternita del Santissimo Sacramento del Crocifisso di San Piero a Ema, che gestisce il cimitero e le attività connesse. Il mese scorso lo sfratto è stato confermato e, se non intervenrranno novità, entro la fine di febbraio la signora Aida Angelica dovrà lasciare il negozio di fiori che ha aperto 18 anni fa, nel 2004.
“In tutti questi anni non ci sono mai stati problemi con la Confraternita. Anzi, i rapporti sono sempre stati ottimi – racconta – Abbiamo aperto questa attività con la mia socia, che l’anno scorso è andata in pensione, dopo che da due anni qui il fioraio aveva chiuso. In tutti questi anni ci siamo costruite una clientela affezionata, le firme che sto raccogliendo ne sono la prova”. “Chiedo almeno una proroga, per organizzarmi – aggiunge con un velo di tristezza negli occhi -, perché a sessant’anni mi ritroverei senza lavoro e in una situazione in cui è davvero difficile ricominciare da un’altra parte un’attività commerciale dal niente”.
“I cittadini possono stare tranquilli, il servizio fiori del cimitero non subirà interruzioni, c’è chi è già pronto a subentrare – precisa Ettore Brondi, governatore della Confraternita – C’è solo da rispettare la legge: l’attuale gestione è arrivata a fine contratto e abbiamo deciso di cambiare. All’attuale titolare è stata già concessa una proroga, perché avrebbe dovuto lasciare i locali a metà gennaio”.
Se è questa la carità cristiana… complimenti!
E menomale che siete la Confraternita del Santissimo Sacramento del Crocifisso di San Piero a Ema… Amore e compassione cristiana a manetta proprio…
Leggendo questo articolo mi viene spontaneo rispondere alle affermazioni del Sig. Brondi, Governatore della Confraternita, ricordo che la definizione Governatore è un termine molto importante non credo che sia il sostantivo giusto per questo Signore, lo chiamerei gestore credo che sia più appropriato.
Il Brondi nell’articolo afferma che l’attuale gestore è arrivato a fine contratto ed è stato deciso di cambiare, che brutta parola cambiare, non è un maglione che si cambia, come si fa a dire con tanta semplicità si cambia.
L’articolo riporta che non ci sono mai stati problemi da parte del gestore con la Cofraternita, diciamo con il Sig. Brondi, pertanto si deduce che il gestore sia stato sempre in regola con i pagamenti e principalmente quelli di locazione, è logico domandarsi perché questo accanimento di non voler rinnovare il contratto alla Signora, la quale è sempre stata regolare e ha sempre fatto il suo lavoro onestamente.
L’affermazione c’è chi è già pronto a subentrare fa capire che il Sig. Brondi ha già preso contatti con altre persone, scorrettissimo, lui dice che la legge è dalla sua parte è vero, ma domandiamoci cosa hanno in più queste nuove persone, o quello che possono dare in più del gestore attuale alla Confraternita, oppure vogliamo ritenere che ci sono interessi personali.
In tutto questo penso che la Diocesi debba adoperarsi, non può non intervenire su questo problema, deve valutare questa situazione, non si può mandare via una persona senza un motivo valido lasciandola senza lavoro, oltretutto quando non ci sono i presupposti.
Il lavoro è una parte importante della vita umana.
Come ricorda la chiesa il lavoro è sacro, a nessuna persona manchi il lavoro.