Montisoni va in malora nel disinteresse generale. L’ex castello, poi diventato chiesa, costruito nell’XI secolo, che fu delle famiglie Siminetti, Da Gavignano, Bardi, De Nobili, citato dal Boccaccio nel Decamerone, giace abbandonato al suo destino sulla collina da cui si domina il territorio di Bagno a Ripoli fino a Firenze.
Il grande balcone naturale si affaccia su un panorama di una bellezza che stordisce. La proprietà è della Chiesa, più precisamente dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero. Ormai svariati anni fa furono iniziati lavori di restauro, interrotti per mancanza di fondi e di prospettive sull’utilizzo del grande immobile.
Oggi la porta della chiesa di San Lorenzo a Montisoni è aperta. Chiunque vi può entrare senza fatica. Da rubare, probabilmente, non c’è più niente di prezioso. Tutto è coperto dalla polvere e immerso in un abbandono che quasi si può toccare.
Il muro di cinta è già mezzo crollato, per il resto non c’è che attendere l’opera, impietosa, del tempo.
Il video girato ieri, mercoledì 14 aprile 2021, non ha bisogno di commenti: le immagini parlano da sole.
e pensare che ci dovrebbe essere un interesse particolare per questa chiesa perché durante i lavori, sulla parete destra della navata esposta a sud, è affiorato il dipinto di un Crocifisso che fa venire in mente la Croce di Montisoni citata dal Boccaccio e mai chiarita sulla quale si poteva ‘giurare il vero’.
Nel Decameron (nona novella, ottava giornata) Giovanni Boccaccio (1313-1375) scrive infatti come una promessa fatta «per la Croce a Montesone» fosse considerato un giuramento da rispettare e onorare in modo inderogabile.
Il Cristo del dipinto non ha la testa reclinata ma ben eretta, e guarda in avanti: una iconografia non più usata dal Trecento in poi.