“Non è mai troppo tardi 2.0”: si potrebbe chiamare così il progetto a cui sta lavorando l’assessore alla transizione digitale, Francesco Pignotti (che si occupa anche di lavori pubblici e scuola). Per chi non è più di primo pelo, “Non è mai troppo tardi” riporta agli anni Sessanta e alla straordinaria opera di alfabetizzazione dell’Italia, all’epoca piena di gente che non sapeva leggere e scrivere, lanciata dalla Rai con le lezioni del maestro Alberto Manzi.
Senza scomodare paragoni così ingombranti, l’idea è quella di alfabetizzare sotto il profilo dell’uso di smartphone e computer le generazioni che non sono “native digitali” attraverso la trasmissione dell’esperienza dei più giovani che, invece, nel Web ci sguazzano fin da bambini.
Assessore Pignotti, spieghi in concreto l’iniziativa.
Stiamo cercando di mettere in piedi corsi di educazione digitale per persone in là con l’età, tenuti non da esperti informatici, ma da ragazzi nativi digitali, che possono mettere a servizio dei genitori o dei nonni la loro competenza. Speriamo di poter fare questi corsi in presenza. Sarà una trasmissione di esperienza alla rovescia: dai giovani alle generazioni precedenti.
Il sindaco le ha affidato la nuova delega della transizione digitale: un compito strategico.
Una delega specifica è il segno concreto di quanto l’Amministrazione comunale ritenga importante questo settore. Io intendo muovermi seguendo due stelle polari: semplificare la vita a cittadini e imprese attraverso servizi facilmente accessibili, trasparenza, tagli di tempi e lungaggini; il digitale deve unire, non dividere: nessuno deve rimanere indietro, nessuno deve essere escluso.
Per questo ha pensato all’alfabetizzazione digitale?
La digitalizzazione deve essere inclusiva. Quindi dobbiamo superare il divario tra i giovani nativi digitali e chi non lo è. Non deve essere un ostacolo la diversa possibilità economica nell’acquisto dei dispositivi. Sia chi abita nei centri maggiori che in aperta campagna deve essere raggiunto dalla miglior connessione.
Il Comune è attrezzato per questo scopo?
Bagno a Ripoli aderisce al piano triennale della Presidenza del consiglio dei ministri per informatizzare la Pubblica amministrazione. Ci stiamo adeguando. Abbiamo deciso di creare una cultura digitale attraverso la formazione del personale del Comune. Abbiamo costituito una task force per il digitale.
Di che si tratta?
E’ un ufficio trasversale di una dozzina di persone, con un ruolo centrale del Ced, all’interno del quale c’è un rappresentante di ogni settore del Comune. Si riunirà periodicamente, la prima volta è stato qualche giorno fa. Studieremo canali e modalità di interfaccia con i servizi del Comune, semplici, immediati e chiari per tutta popolazione.
Senza la fibra è difficile attuare questi propositi. Al momento qual è la situazione della diffusione della fibra sul territorio di Bagno a Ripoli?
La posa della fibra è compito del Ministero. Il piano di copertura al 100% di Bagno a Ripoli doveva terminare a breve, purtroppo ci sono ritardi dovuti anche alla pandemia. In alcune zone manca l’attivazione in altre la fibra ancora non è arrivata. Noi stiamo facendo pressione su Open Fiber, l’operatore incaricato di estendere la fibra, perché sta lavorando a ritmi troppo lenti.
Mi sembra di ricordare la promessa fatta nel giugno 2019 in occasione dei lavori all’Antella per la posa della fibra che non è ancora avvenuta, ed era ben prima della pandemia…