Si tinge di giallo il futuro dell’area verde a Capannuccia, messa all’asta dalla Città Metropolitana di Firenze con la specifica “edificabile”. Il sindaco di Bagno a Ripoli, Francesco Casini è perentorio nell’affermare che quel terreno, di fronte alla scuola materna Catia Franci, è destinato a diventare un giardino pubblico per la frazione e nessuno vi potrà costruire alcunché. “L’area in questione rientra nel piano attuativo in variante al Ruc (Regolamento urbanistico comunale) per il recupero a fine produttivo delle ex Ceramiche Brunelleschi, presentato a dicembre scorso dalla società Fendi – afferma il sindaco – e, in quel contesto, l’edificabilità si riferisce esclusivamete alla realizzazione di un giardino ad uso pubblico. Niente altro è previsto in quell’area, se non, appunto, una zona verde attrezzata da destinare alla cittadinanza”.
Casini conferma anche l’accordo con Fendi che dovrebbe acquistare l’area per poi cederla al Comune in cambio di un lembo di terreno lungo via di Tizzano proprio di fronte all’ingresso dell’ex fornace, funzionale al progetto del nuovo stabilimeno.
Cessato allarme, quindi? Non del tutto, perché restano alcuni quesiti irrisolti. Se il futuro dell’area è già deciso, perché la Città Metropolitana ha indetto un bando d’asta? I tecnici di Nardella non sono stati avvisati dell’accordo tra Bagno a Ripoli e Fendi? Poi c’è la questione del prezzo: 280mila euro la base d’asta per un’area di 6.700 metri quadrati. Un somma davvero sproporzionata se paragonata a quanto il comune di Bagno a Ripoli ha pagato, per esempio, per i terreni su cui sta nascendo il parco urbano di Grassina: 83mila euro per 7.500 metri quadri. O per l’appezzamento su cui sarà realizzato il parcheggio di servizio all’oratorio di Santa Caterina: 33.000 uro per circa 3.000 metri quadrati. Forse alla Città Metropolitana ignorano – e sarebbe davvero clamoroso – che quel terreno non è affatto “edificaile” come scrivono nel bando.
Fendi accetterà di sborsare i 280mila euro “fuori mercato” o potrebbe tirarsi indietro di fronte ad una richiesta eccessivamente esosa? Infine, mettere all’asta un’area destinata a verde pubblico definendola “edificabile” non rischia di passare come un avviso-truffa nei confronti di chi scoprirà che al massimo potrà costruire qualche altalena?