“Se sono contento di essere stato trasferito alla parrocchia dell’Antella? Noi preti obbediamo al vescovo”. Non si sbilancia don Moreno Bucalossi, 54 anni, sacerdote dal 1987, né accampa frasi di maniera. Il nuovo parroco dell’Antella, che ad agosto sostituirà don Giovanni, parla con franchezza. “Sapevo che dopo vent’anni sarebbe venuto il momento di lasciare la parrocchia di Sant’Angelo a Legnaia, di questo sono meno contento”.
Conosce l’Antella?
So dov’è e, siccome mi interessa l’arte romanica, so che ha una bella pieve.
E conosce don Giovanni?
Sì, don Giovanni lo conosco da molto tempo, ma non ho avuto ancora occasione di parlarci per il passaggio di consegne. Lo farò nelle prossime settimane. D’altronde la nomina è stata comunicata solo giovedì scorso.
La sua attuale parrocchia ha sito internet, pagina Facebook e giornalino online: pensa di portare questa esperienza anche all’Antella?
Dipende dalla gente, dalla collaborazione che potrò avere dai parrocchiani. Io da solo non posso fare niente. Un prete deve occuparsi di molte cose. Dare informazioni via internet a chi usa abitualmente il computer penso sia utile ma, ripeto, devo trovare qualcuno che può seguire queste attività.
Se su Google si batte il suo nome, viene fuori un articolo di Repubblica (leggi qui) del 2013 dove si racconta di un problema con una parrocchiana per le modalità di svolgimento di un funerale. Lo ha presente, vero?
Sì, lo so. Su internet resta tutto anche se quella vicenda fu chiarita. Io mi comportai come mi era stato chiesto dai parenti e come si sarebbe comportato qualsiasi altro sacerdote. La Nazione, per esempio, dopo aver appurato i fatti, decise che non c’erano elementi per un articolo. Ci vuole pazienza…
Ha avuto altri “incidenti di percorso”?
No, io sono uno che dice sempre le cose come stanno ma rispetto le regole e le sensibilità altrui.
Come si definirebbe come uomo prima che come prete?
Fin da piccolo sono stato abituato a ragionare e poi decidere. Amo il confronto e il dialogo per cercare di raggiungere la conoscenza e per quanto possibile la verità oggettiva.